Se per caso passaste in una sera tiepida di maggio a Torino in via Santa Giulia a Torino, allora entrate nel Bar dei Musicisti.
Potete fare un aperitivo e il vino è buono, i prezzi sono contenuti, le pizzette sono fatte da loro nella cucina sul retro e ci mettono l’acciughina sopra. E, soprattutto, c’è lei, la piccola pianista figlia del proprietario, che, seduta al suo pianoforte, sotto una parete ricoperta di chitarre e sax, suona con una dolcezza straordinaria, una passione travolgente. Accanto a lei c’è un tavolo di habitué tra i quaranta e i cinquantanni che bevono il vino rosso parlano, ridono e cantano e quasi la nascondono, tanto è minuscola e noncurante.
Te ne accorgi perchè mentre stai seguendo l’uomo con i capelli lunghi che suona De Gregori con la chitarra Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il sole fa all’amore con la luna senti che si inseriscono delle note intense, straziantemente potenti e dapprima neppure noti la sua presenza. Ci va qualcuno che osservi in silenzio e te lo faccia notare. E’ necessario saper osservare con attenzione, come per tutte le cose belle e notevoli della vita.
Lei suona e non vede nè sente nulla intorno. Poi si fa bendare con una foulard rosso scuro. Attacca Yann Tiersen, Comptine d’un Autre été. Indimenticabile. E il resto non esiste più. Rimane dentro di te per sempre.
Se una sera non sapete cosa fare e avete la sensazione di volervi perdere, andate al bar dei Musicisti di via Santa Giulia. Niente di che. Solo un’altra epoca, l’emozione di entrare nel mondo di Amélie, l’impressione che ogni sogno possa diventare realtà e non ci sia confine a quello che può succedere.