Ai tempi dei pubblici sfoghi di Veronica Lario forse una domanda, tra le tante, ce la siamo posta tutti. Ovvero se ci fosse arrivata per lenta esasperazione, nella classica ipotesi della goccia che fa traboccare il vaso, o per improvvisa scoperta di una realtà travolgente, nell’eventualità insomma di una repentina svolta di personalità del marito.
E comunque probabilmente abbiamo sospettato dovesse urlare allo scandalo perché in altri, meno eclatanti e più private vie, avrebbe dovuto soccombere alla forza del potere. Sarebbe stata zittita, liquidata malamente o addirittura messa alla berlina con qualche ben studiato rovesciamento di frittata.
Ha portato in piazza i panni perchè magari non c’era miglior difesa dell’attacco, ecco.
Da quando è stata scoperchiata, di bunga bunga a bollire in pentola ne è uscito parecchio in effetti. E questo le ha reso in qualche modo l’onore della verità. Continueremo a non sapere se ha sopportato, per amore, convenienza o speranza, oppure se si è ribellata appena ha visto ferita la dignità sua e della famiglia. E non sapremo forse mai se è stata mossa davvero da una sorta di responsabilità sociale. Però non possiamo negare che pure scettici e detrattori abbiano dovuto fare i conti con tutto quello che le cronache poi hanno rivelato.
Con ciò immagino sia rimasto tutto il disagio, profondo, di Veronica sposa e madre e dei loro figli. Perché la vicenda, comunque la si voglia vivere a livello politico e collettivo, ha un piano umano decisamente intenso e inquietante.
Neanche il machismo o un modernissimo pensiero di morale alleggerita fanno convivere facilmente con la storia di un uomo, di un padre, di un nonno avvezzo al piacere allargato e molto disinibito. Accidenti, ci sono di mezzo la decenza, il rispetto, il buon gusto, i sentimenti, i doveri e molto altro!
D’altra parte penso anche a lui, a Silvio Berlusconi. Non al Premier ma all’uomo. Perché non riesco a credere abbia l’affetto dei servitori e delle giovani e avvenenti arriviste o illuse o libertine. Perché non riesco a credere non abbia, se non rimorsi, rimpianti per non aver goduto abbastanza di quella straordinaria emozione che è il festino familiare…
Non so se l’ebbrezza di certe altezze può sconvolgere tutte le dimensioni emotive e culturali ma so che la paura di cadere non dovrebbe abbandonarci mai: è una regola di saggezza e di umiltà alla quale non bisognerebbe trasgredire.
Adesso forse è troppo tardi. Il leone deve ruggire fino all’ultimo respiro, non può trasformarsi in un micione: la giungla intera consumerebbe l’amara vendetta.
Eppure…mi piacerebbe sapere quale pagina avrebbe scritto Berlusconi senza la beffa del tranello più antico del mondo…