La scuola più bella del mondo: un ottimo motivo per andare al cinema. Che Luca Miniero non sbaglia un colpo. Con la sua ironia e la sua sensibilità. Il film arriva, da Nord a Sud, come una deliziosa e potente riflessione sulla scuola, sull’incontro, sull’impegno, sui sogni, sulla vita. Sul cammino che abbiamo smesso di fare e dovremmo urgentemente riprendere.
Il film fotografa la realtà, le differenze e i disagi. Una scuola toscana e una campana hanno l’occasione per mescolarsi e confrontarsi, per ritrovare il filo dei sentimenti, della buona volontà, dei traguardi possibili. Anche di capire cosa conta davvero e quanti freni siano da allentare per toccare la verità.
La comicità è la chiave migliore per veicolare uno scossone e una speranza. Per puntare il dito con buon senso e con il desiderio di accendere una luce. Ed è il filone giusto per smascherare con grazia il malcostume, svelare con brio quanta arretratezza possiamo colmare con la nostra disponibilità e la nostra determinazione, quanto ‘fare bene quello che facciamo’ sia il punto di partenza di tutto.
Il cast eccellente ha fatto il resto. Tutti hanno colto perfettamente lo spirito della trama e hanno enfatizzato al massimo la mission del loro ruolo. Interpreti ideali di una commedia brillante e intensa, di significati, sfumature e risvolti, Rocco Papaleo e Christian De Sica sono magnificamente supportati dalla recitazione di Angela Finocchiaro, Lello Arena, Miriam Leone e l’intera banda.
Bella fotografia, belle musiche, ritmo coinvolgente e un giusto equilibrio tra scene esilaranti, riferimenti sferzanti all’attualità, aspetti romantici.
Una piccola grande lezione, quella de La scuola più bella del mondo. In un Paese alla deriva, umana e culturale, arte e cinema possono svegliare animi e cervelli, aprire porte, stimolare pensieri. In fondo il film punta sul materiale umano della scuola (che metaforicamente è la strada della ricchezza e della crescita individuale e sociale): alunni e professori. Quelli che alla crisi, invece di arrendersi, possono opporre l’unica resistenza e controspinta che ha chances di vittoria. Già, si può sopravvivere senza carta igienica o con i computer rotti… se teniamo saldi i valori dello studio, dello scambio, del merito, dei desideri. Se impariamo a conoscere, a capire, ad amare. Se ci assumiamo la responsabilità di un cambiamento.
Non è una favola. Anzi. E’ uno spaccato –a tratti impietoso- della nostra società ma contiene gli elementi giusti per metterci spalle al muro e farci guardare avanti, con una grinta serena e costruttiva.
Un film che non si racconta. E’ da vedere e godere.
L’umorismo aiuta, molto. Ma dal grande schermo questa volta piovono anche emozioni. Un mix di impatto speciale.