Ho seguito su Rai Movie la ‘cerimonia’ di consegna dei David di Donatello 2014. Tra gli altri uno è arrivato nella mani della nostra grande Sophia Loren, classe 1934. E qui la classe conta, eccome.
Almeno alla classe come anagrafe, se proprio non vogliamo scomodare quella della signora e artista, Paolo Ruffini qualche delicata ‘serietà’ la poteva riservare a parer mio. Non parlo di deferenza, che comunque poteva davvero non sfigurare, ma di adeguatezza. Accidenti non puoi fare il guascone rischiando che la tua ‘comicità’ neanche venga colta, come infatti è accaduto. La Loren sembrava spiazzata da quella raffica di parole e saltelli. In verità forse si aspettava un’accoglienza meno leggera e, tutto sommato, come darle torto?
Paolo Ruffini si è accorto probabilmente dello scivolone e si è dichiarato troppo emozionato e felice ma…Ecco, rimane il ma con i puntini di sospensione che stanno a meraviglia quando non si trovano le parole.
D’altra parte a ben pensarci Rai Movie alle 19 e una presentazione tra l’ironico e l’improvvisato sono lo specchio dello stato del cinema. Si producono anche bei film, in verità, è il volume di ricchezza e di interesse ad essere scemato parecchio. Tutto sotto tono. E non raccontiamoci che è rispetto per il periodo nero altrui. Qui è black per tutti e tutto, grande schermo incluso.
Che gira e rigira si vede pure dai premiati. Meritevoli, sicuramente, ma sempre gli stessi. A giro ristretto. Ecco, David di Donatello come una piccola festa di famiglia.
E così pure Paolo Ruffini, forse, di meglio non poteva fare. Sophia Loren: i tempi sono cambiati, cambiati assai…porta pazienza!