Prezzi bassi, sconti e offerte. Come non farsi sbancare dal pranzo di Natale

Inflazione? Prezzi alle stelle? Carovita? I “bollettini” della manovra che arrivano dalla capitale dipingono tinte fosche sull’imminente Natale. Ma se gli italiani decidono di tagliare su regali e abbigliamento, almeno per il momento il settore alimentare non sembra accusare il colpo. Un’attenta comparazione dei mercuriali (i listini dei prezzi stabiliti dai regolamenti di vendita per i mercati pubblici) evidenzia una sostanziale parità nei prezzi delle merci rispetto a un anno fa. Se si prendono a titolo puramente esemplificativo i mercuriali torinesi del 30 novembre 2010 e del 30 novembre 2011 emergono alcuni dati interessanti. Crescono le arance di Sicilia con foglie (da 0,55-0,65 euro al chilo a 0,65-0,75 euro al chilo) e le clementine di Calabria (da 0,25-0,35 a 0,65-0,75) ma diminuiscono notevolmente le mele Golden dell’Alto Adige (un anno fa 1–1,10 ora 0,75-0,85) e le per Kaiser dell’Emilia Romagna (da 1,20-1,30 a 70-80). Attenzione, dunque, ai rincari non giustificati di chi facendo leva sull’inflazione aumenta anche solo di qualche centesimo i prezzi della frutta. Anche per verdure e legumi i rincari di alcuni prodotti sono bilanciati dai ribassi di altri. Sempre prendendo in esame i mercuriali di oggi e di dodici mesi fa le carote salgono da 55-59 centesimi a 60-56 mentre i broccoli da 90-1 euro scendono a 45-55 centesimi. Scende sensibilmente il prezzo delle patate (da 0,88-0,92 euro a 0,78-0,82 euro), degli spinaci (da 1,50-1,70 a 1,10-1,20) mentre aumenta quello dei piselli secchi da 80-90 centesimi a 88-92 centesimi). Nonostante l’inflazione, dunque, la borsa della spesa dovrebbe costare come un anno fa, se non meno.

Diverso il discorso riguardante la grande distribuzione dove le logiche che determinano i prezzi sono diverse da quelle delle aree mercatali. La concorrenza fra gli ipermercati sta diventando sempre più aspra. Negli ultimi anni i colossi francesi e tedeschi hanno monopolizzato la distribuzione nei “formati” ipermercato e discount. In Piemonte si contano 8 Ipermercati (>8000 mq.), 47 Ipermercati (4500/7999 mq.), 45 Superstore mini-iper (2500/4499 mq.), 526 supermercati (400/2499 mq.), 352 discount e 929 cosiddetti Libero servizio (100/399 mq.). Eccezion fatta per i discount che applicano prezzi bassi poiché distribuiscono prodotti meno noti al grande pubblico, sui prodotti di marca la sfida al ribasso si gioca soprattutto negli Ipermercati, nei Superstore e nei Supermercati. Le campagne di promozione, specialmente nelle settimane che precedono le festività, si combattono a suon di volantini e promozioni. Quante volte ci siamo trovati la buca delle lettere zeppa di pubblicità? In attesa di spostarsi su Internet fra qualche anno, la battaglia per accaparrarsi clienti passa ancora dalla vecchia carta. Nell’area torinese è attivo da pochi giorni Settimo Cielo, ipermercato di Settimo Torinese.

Come risparmiare veramente? La sola comparazione dei prezzi non è sufficiente, bisogna valutare anche la qualità dei prodotti e, in questo caso, l’elemento soggettivo è fondamentale. Sul piatto della bilancia occorre mettere anche il tempo speso e la distanza da casa (quanta benzina necessita per raggiungere l’ipermercato?). Un altro espediente per risparmiare è leggere il prezzo per litro e per chilo anche nei prodotti confezionati in cui il prezzo è espresso per unità: può capitare che la bottiglia di acqua A costi meno della bottiglia di acqua B in termini assoluti ma di più per litro se, per esempio, è da 75 cl. E poi guardate bene negli scaffali bassi, quelli, per intenderci, nei quali viene spesso posizionato il sale grosso. Spesso è proprio quello il luogo delle vere offerte e non all’altezza-sguardo. Le grandi aziende alimentari, infatti, pagano lauti compensi per essere inserite negli scaffali posti fra il metro e cinquanta e il metro e settanta. Qualche mese fa mi è capitato di incontrare due addetti al marketing venuti da lontano (parlavano inglese…) in uno dei piccoli supermercati nei quali mi servo abitualmente: stavano discutendo se porre i prodotti dolciari sul quarto o sul quinto livello. Avranno consultato le statistiche sull’altezza media degli italiani prima di decidere. Voi, invece, guardate bene dove mettete i piedi se volete risparmiare.