Lo abbiamo seguito durante tutta la scorsa estate, lungo le valli segusine della provincia di Torino, e ce ne siamo innamorati. Stiamo parlando di Borgate dal Vivo, il primo festival letterario delle borgate alpine.
La prima edizione ha raccolto gli entusiasmi dei comuni e degli autori coinvolti (in entrambi i casi più di 20), portando un pubblico di un migliaio di persone a trascorrere almeno due ore di cultura in una delle bellissime borgate alpine.
La seconda edizione di Borgate dal vivo si espanderà fino a toccare tre regioni: Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, coinvolgendo quasi 30 comuni, due dozzine di scrittori e decine di associazioni culturali sul territorio. Borgate dal Vivo infatti mira a creare una rete di associazioni e iniziative culturali che rendono le borgate alpine protagoniste, per combattere questa ultima tendenza per la quale le borgate stanno subendo un forte spopolamento. A farne le spese sono le tradizioni locali e gli insediamenti antichi, che faticano a trovare nelle nuove generazioni un futuro.
Per lanciare la seconda edizione al meglio, Borgate dal vivo ha lanciato una campagna crowdfunding su Eppela, invitando gli appassionati della montagna e dei libri a sostenere e partecipare alla campagna. Il motto è “Insieme possiamo cambiare la montagna”.
Chi c’è dietro Borgate dal Vivo?

Borgate dal Vivo è promosso da Revejo, un’associazione culturale della provincia di Torino diretta da Alberto Milesi. Ed è infatti proprio Alberto a raccontarci di come inizia la storia di Borgate dal Vivo e di Revejo.
La storia di “Revejo” comincia come ogni storia che si rispetti.
In un giorno di neve, Alberto Milesi e Stefano Faure si ritrovano in un garage di Beaulard (cittadina a 1175 metri sul livello del mare, in provincia di Torino), per realizzare qualcosa di nuovo, innovativo, mai visto.
Non essendo però in grado nemmeno di assemblare un tostapane, optano per una scelta meno tecnologica del previsto, ma certamente più ardua: creare un’associazione culturale.
Per non smentire la tradizione che li aveva visti da sempre occuparsi di cose nelle quali non erano assolutamente esperti, i due scelgono un nome che in italiano non aveva nessun significato. O almeno non lo aveva mai avuto, fino ad allora.
Prima di noi “Revejo” era solo un termine portoghese, il cui vero significato sfugge persino al dizionario. Da febbraio del 2011 “Revejo”, per noi, ha un significato: risveglio.
Il nostro risveglio, ma non solo. Attraverso la cultura e le nostre attività puntiamo a risvegliare il tessuto sociale che ci circonda, a dare una scossa all’ambiente!
Insieme a Revejo collabora Yeerida, la prima piattaforma di lettura gratuita.