In questo ambiente protetto nascono i girini che, una volta maturi, vengono liberati e osservati per tutta la durata della loro vita. Una sorta di grande fratello a scopo benefico. Fino a pochi anni fa si contavano solo poche decine di pelobati in tutta la regione e altrettanto pochi nel resto del Nord Italia, quest’anno sono 1.500-2000 e i volontari li stanno liberando, proprio in questi giorni, in vari stagni piemontesi, in particolare in un sic, sito di importanza comunitaria, di 1800 mq, tra i comuni, alle porte di Torino, di Santena, Poirino e Villastellone.
“Per fare questo – racconta Costanzo Ruella, uno dei coordinatori del progetto – è stato necessario creare una sorta di “asilo materno”. L’estinzione di una specie provoca sempre danni all’ambiente, uno squilibrio e il pelobate ha rischiato di estinguersi solo pochi anni fa. L’area di 1800 metri verrà sviluppata ulteriormente per creare un luogo dove coinvolgere anche le popolazioni locali nell’osservazione degli anfibi, e non solo, ma anche nella loro tutela creando nuove zone umide, adeguati habitat terrestri, prati, seminativi, macchie di bosco e siepi di arbusti per uccelli, insetti e mammiferi, ma bisogna anche educare le persone al rispetto degli animali. Si pensi che, i vecchi di una volta, soprattutto sulle colline astigiane, raccontavano che, durante la pesca della tinca tiravano su anche dei girini di pelobate e, visto che erano saporiti, portavano tutti in tavola“.