Ristorante Comi 107: Disciplina e Sapori

Comi 107 è un intimo ristorante a Como dove potrete passare una serata all’insegna del gusto e della giusta atmosfera romantica. Lo Chef Federico Comi vi stupirà con i suoi piatti.

Comi 107, semplicemente un new entry per cene affascinati, presentiamolo; è un progetto ideato da Tiani Taurisano e Federico Comi, un progetto di famiglia nato e pensato per far sì di accogliere il cliente in un luogo semplice ma ricercato, quella ricercatezza che si racchiude in diversi dettagli che non sono scontati, ma rivelano una cura paziente e precisa, sia in cucina, pezzo forte e motore pulsante, che in sala, dove la padrona di casa lo è davvero, quindi l’ospite è sacro.

 

 

Doppio raviolo merluzzo e panna acida, verdure primaverili, zucchina alla scapece e shiso

 

La location è minimal con pochi coperti, il tutto è animato da un entusiasmo pittoresco, l’ambiente viene vestito da una carrellata di quadri sotto la collaborazione di una piccola galleria d’arte

“Cucina Contemporanea”, questa è la filosofia che segue lo chef in cucina, riproponendo pietanze di mare italiane, con inaspettate influenze messicane, mescolate alle sue origini francesi.

 

 

La qualità e la ricchezza delle sue ricette richiamano il mare e l’energia che il sole dà alla terra per far crescere i suoi frutti, che si sposano con i prodotti e le tradizioni di diversi luoghi. Via libera! Ci accomodiamo per appagare le nostre aspettative. L’imprintig è dato da buona parte dalla  cucina mediterranea come si può gustare in diverse proposte; Linguine “Gerardo di nola” aglio, olio e peperoncino, vongole sgusciate, olio verde e limone. L’innovazione e la contaminazione spicca ad esempio nel polpo croccante, patata americana, bacon d’oca e ciliegie confit, i ricordi di infanzia dall’immancabile pasta fresca e dall’amatissimo e spesso presente foie gras proposto in molte sfaccettature.

 

Calamaro ripieno, cicoria stufata, mousse di bufala e pane alla cannella

 

Per un primo piatto travolgente troviamo: Risotto acqua di pomodoro, gambero rosso, burrata leggermente affumicata, un riso carnaroli dai sapori chiari, le sfere di essenza di nduja svolgono un’azione di sprit piccante che apre le papille a degustare qualsiasi altro piatto. In questo piatto emerge un sapore contrastante molto delicato, preparato con ingredienti che si aprono in bocca. Assolutamente da non perdere per chi ama i risotti!

 

E’ questa la tavola che ti aspetti? Le proposte gastronomiche di Federico Comi promettono una passione gourmet in fase crescente. L’impressione è quella che gli effetti speciali non li ha ancora mostrati tutti qui a Como; quindi attenti teniamolo d’occhio, che l’attenzione si concentri alla sua tavola; Comi 107

COMI107

via Borgo Vico, 107 Como

www.comi107.com

+39 031 2495982

Aperto Martedì 19:30 – 22:30 / da mercoledì a domenica 12:30 – 14:30 / 19:30 –

A Tavola Con La Storia; I Ristoranti Più Antichi D’Italia

Le tavole più longeve del nostro paese sono delle vere e proprie istituzioni del gusto, molte cose della tradizione della nostra cucina è cosa nota in tutto il mondo. Ma quando le tradizioni si uniscono alla storia da diversi secoli ci troviamo di fronte una forma d’arte, l’arte di osterie e ristoranti in centinaia di anni di attività, che hanno visto scorrere tra le loro mura avvenimenti e cambiamenti significativi.

 

 

Ne Raccontiamo alcuni fra i più interesanti, dal più vecchio al più giovane. Buona lettura!

 

Antica Locanda Mincio

L’antica Locanda Mincio – Valeggio sul Mincio 1407 (VR)

Un tuffo nel passato, va a lui il primato del ristorante più antico d’Italia. Si narra che sotto le fondamenta giacciono i resti della “thaberna templare”. La sala è arredata con grandi dipinti alle pareti e un soffitto a cassettoni. Grandi le specialità del territorio, accompagnate da una selezionata carta dei vini, (in Veneto si beve bene). I piatti che vantano la tradizione sono: cotechino con le verze; sfilacci di cavallo con julienne di insalatina e Grana Padano; tortelli di zucca; ravioli di anatra e tartufo nero; faraona al forno.

 

Museumstube Bagni Egart Onkel Taa

Ristorante Museumstube Bagni Egart Onkel Taa – Parcines (BZ) 1430

E’ un locale senza uguali, ai tempi del regno Lombardo Veneto l’imperatore Francesco Giuseppe lo frequentava con Sissi. Ai Muri e travi della locanda centinaia di antichi oggetti della valle. Le venti golose ricette a base di lumache sono le specialità della casa, ma rappresentano una parte modesta di una carta vasta e ricca di singolari contaminazioni fra culture del cibo assai lontane, fra Vienna e Bangkok.

 

Antica Osteria La Rampina – S. Giuliano Milanese (MI) 1500

Si presenta come un solenne casale del Cinquecento, la storia lo premia come la migliore cucina lombarda. Si racconta che il generale Radetzky, allora in fuga da Milano durante i moti delle Cinque Giornate fece accampare l’esercito proprio davanti al cortile de La Rampina. Il Maestro Gualtiero Marchesi era consueto a recarsi a cena.Oggi tra le proposte tradizionali lombarde, troviamo una solida guida Lino Gagliardi, insieme al figlio Luca Gagliardi che implementa una innovazione semplice, che esalta la tradizione.

 

Corona

Ristorante Corona – S. Sebastiano Curone (AL) 1702

Si trova nel centro storico di San Sebastiano, di proprietà della famiglia Fontana, è stata Matilde per decenni la padrona di casa, oggi è la figlia Marta a portare avanti la tradizione. Vanta tra i suoi frequentatori D’Annunzio, il generale Cadorna, l’editore Ricordi e il ciclista Fausto Coppi. Ha tavola potrete gustare; il vitello tonnato, la frittatta alla ricotta, le torte di verdure con le erbe del nostro orto, i fiori di zucchina in pastella, le insalate di funghi freschi, la terrina di toma al tartufo nero, il patè di tre fegati.

 

 

Dal Cambio Torino

Dal Cambio – Torino 1757

E’ il più celebre dei ristoranti della città, la sua lunga tradizione lo precede, i suoi ambienti sono un esempio di prestigio. Dalle sue sale sono passati famosi personaggi provenienti da ogni dove. Fin dal Risorgimento è stato frequentato da politici e aristocratici, deve la sua fama alle assidue visite di Camillo Benso di Cavour. La cucina è firmata da Baronetto, ed è un esempio della tradizione regionale del Piemonte in versione tempi moderni. Troveremo quindi gli agnolotti alla piemontese, il vitello tonnato, gli gnocchi di patate e trippa di Moncalieri, l’agnello farcito alla piemontese, il riso Cavour, ossia bollito con riso venere fritto, sugo d’arrosto, uova e pomodori confit.

 

 


Ristorante Erasmo

Ristorante Erasmo – Ponte a Moriano (LU) 1760     

La famiglia Marcucci è molto orgogliosa di essere considerata un pezzo di storia della zona. Dal 1760, questo locale in via Nazionale a Ponte a Moriano, rappresenta una tappa imprescindibile per chi vuole conoscere a fondo la cucina toscana e lucchese. I piatti tipici sono, il farro e i salumi della Garfagnana, i tortelli e la pasta fatti a mano, la farinata di verdure, il pollo al mattone, le trote del Serchio, gli squisiti fritti di pollo, agnello, funghi porcini cucinati alla griglia, fritti, in casseruola o crudi in insalata.

 

 

Antica Osteria Del Bai

Antica Osteria Del Bai – Genova 1799

La trattoria ha praticamente la stessa età dell’Italia unificata e conserva molti tratti dell’epoca originaria con l’edificio in pietra di robusta solidità. La cucina genovese, sia di terra che di mare, è situata nel quartiere di San Desiderio, la trattoria offre piatti tipici genovesi, come i funghi porcini fritti, il fritto misto di verdure e carne alla genovese (con cervella a richiesta).

 

 

Hotel Ristorante Grotta Azzurra

Hotel Ristorante Granaro Del Monte Grotta Azzurra – Norcia (PG) 1850

I piatti tipici di Norcia, salumi e formaggi, funghi e tartufi, farro e lenticchie d’Appennino, paste caserecce e carni d’ogni tipo, trote, beccacce e cinghiali, un repertorio che di tutto rispetto. Il ristorante apre le sue porte nel 1850, sotto il nome della stessa locanda,  Grotta Azzurra, meta dei  mercanti del sud Italia che si recavano verso nord  sceglievano la sosta a Norcia per le sue squisitezze prima di affrontare l’appennino.

 

 

Ristorante La Matriciana

Ristorante La Matriciana – Roma 1870

Cenacolo di artisti nel dopo-spettacolo, ha messo a tavola i più bei nomi della lirica, come Mario Del Monaco, Maria Callas, Carla Fracci, il regista Zeffirelli. I sapori forti della tradizione romana sono qui inconfondibili, conserva  tutto lo stile, vetrine, persino la cabina telefonica degli anni Trenta del Novecento. “Stracciatella alla romana in brodo di gallina, Bucatini alla Matriciana, Rigatoni alla carbonara, Spaghetti con vongole veraci, Risotto alla crema di scampi, Trippa alla romana con pecorino e menta, Abbacchio al forno con patate, sono i cavalli di battaglia.

 

Il Filippino- Lipari Isole

Il Filippino- Lipari Isole Eolie 1910

Nelle sorprendenti isole Eolie, si conta uno dei ristoranti più antichi del Paese, il Filippino a Lipari, nasce nel 1910, quando, gestito dal leggendario Filippo Bernardi, si chiamava “Belvedere” ed era una modesta trattoria con piatti a base di pescato. Nel secondo dopoguerra, il ristorante cambia nome e diventa un punto di riferimento culinario. Sono gli anni del neorealismo (e dei film “Vulcano”, 1950, con Anna Magnani, e “Stromboli, terra di Dio”, con Ingrid Bergman e diretto da Rossellini). C’è anche una leggenda secondo cui il pittore Monet per pagare un conto lasciò in pegno un suo quadro. Le specialità sono legate alla cucina di mare a base di pesce fresco.

La Douja D’or sorprende anche quest’anno

Palcoscenico del vino, del cibo e della cultura piemontese. 

Per 4 week-end, dall’11 settembre al 4 ottobre, la sera del venerdì, sabato e domenica Asti e il Monferrato saranno la capitale del vino del Piemonte. In sicurezza grazie alle prenotazioni online e agli accessi contingentati.

Riflettori puntati dunque sulla Douja d’Or 2020, l’appuntamento di settembre più atteso ad Asti e nel Monferrato astigiano, capace di richiamare visitatori, winelover, turisti del gusto e amanti della cultura e della natura da tutta Italia e dall’estero. Protagonisti sono le Istituzioni e gli Operatori privati del territorio, una squadra composta da Camera di commercio di Asti e la sua Azienda Speciale, Piemonte Land of Perfection e Fondazione Asti Musei, con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Asti e del Comune di Asti e con la partecipazione del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, in collaborazione con l’Unione Industriali di Asti e l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero.

Rinnovata nella formula, ampliata nel tempo e nello spazio rispetto alle edizioni precedenti (estesa a 4 week-end coinvolgendo Asti e tutto il Monferrato Astigiano) e promossa da una nuova comunicazione il cui visual è liberamente ispirato alle città di De Chirico, la Douja d’Or – il Vino, il Cibo, la Cultura, Il Monferrato offre esperienze variegate alpubblico che ha la possibilità di costruirsi itinerari a misura delle proprie passioni sia alla sera – frequentando gli eventi di Asti dalle 18.00 fino alle 24.00 – che di giorno, nel Monferrato Astigiano.

LA DOUJA D’OR AD ASTI…

Tutto inizia venerdì 11 settembre alle ore 18.00 al Teatro Alfieri, quindi per 4 week-end,  dall’11 settembre al 4 ottobre, dal venerdì alla domenica, la Douja D’Or edizione 2020 avrà come palcoscenico diffuso le suggestive piazze e gli splendidi palazzi storici di Asti, creando un percorso tra vino, cibo e cultura, con numerosi eventi, degustazioni, mostre, iniziative in alcuni casi ricorrenti in ogni week-end, in altri ad arricchire giornate specifiche: tutto il programma degli eventi e le relative istruzioni per accedervi in sicurezza tramite prenotazioni on line sono presenti nel sito www.doujador.it.

“La Douja è una manifestazione che riguarda la nostra terra, il nostro saper fare e produrre. Obiettivi principali sono la valorizzazione dei prodotti del nostro territorio, la crescita e lo sviluppo della nostra provincia, a maggior ragione dopo mesi di lockdown – commenta Erminio Renato Goria, Presidente della Camera di commercio di Asti -. In quest’ottica, oltre 110 esercizi commerciali di Asti e provincia hanno deciso di aderire alla nostra iniziativa ‘Menù della Douja, Piatto della Douja e Aperitivo della Douja’: dalla mappa interattiva presente sul nostro sito www.doujador.it e realizzata con l’istituto Artom, si potrà scegliere tra le numerose proposte enogastronomiche della tradizione e tra i prodotti tipici presentati da ristoranti, agriturismi e bar. L’inaugurazione prevista per l’11 settembre sarà, poi, un momento di dialogo con alcuni giornalisti e stakeholder del settore: grazie alla conduzione della vicedirettrice del Tg5 Cesara Buonamici e alla collaborazione con l’Onav – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, ci confronteremo sul futuro del nostro Concorso enologico nazionale “Premio Douja d’Or“.

Tra gli ospiti d’eccezione partecipanti al dibattito “Concorso Enologico Douja d’Or: verso il futuro”   sono annunciati Luciano Ferraro de Il Corriere della Sera; Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere; Alessandra Piubello, giornalista, giudice, curatrice della Guida Vini Luigi Veronelli e corrispondente di autorevoli riviste estere; Leila Salimbeni, giornalista enogastronomica e coordinatrice editoriale del giornale di vino e lifestyle Spirito di Vino.

Il Vino è il filo conduttore della Douja d’Or e delle sue esperienze’ continua Matteo Ascheri, Presidente di Piemonte Land of Perfection, che rappresenta 14 Consorzi di tutela piemontesi e promuove oltre 44.000 ettari di vigneto, un grande patrimonio enologico costituito da 18 Docg e 41 Doc regionali.  ‘Questo è il primo grande evento del vino piemontese ‘in presenza’ dopo il lock-down, una vetrina imperdibile del meglio della produzione enologica della Regione, cui partecipano tutti i Consorzi attraverso i Produttori, alcuni presenti alla Douja per la prima volta’.

Nella centralissima Piazza San Secondo, Piemonte Land of Perfection allestisce “Piemonte Land alla Douja“, un salotto all’aria aperta in cui accomodarsi, tutti i week-end, e lasciarsi guidare dai sommelier alla scoperta di tutte le denominazioni che rendono celebre il Piemonte nel mondo. In degustazione anche tipologie di vino meno conosciute ma altrettanto uniche, accompagnate da alcuni assaggi di prodotti Dop e Igp tra cui formaggi, salumi e nocciole piemontesi. La Douja 2020 tiene inoltre a battesimo la neonata collaborazione tra Piemonte Land ed il Consorzio Tutela Gorgonzola Dop: un’occasione unica per assaggiare il Gorgonzola in abbinamenti anche insoliti. Sempre in piazza San Secondo nella “Cantina della Douja”, gestita da Piemonte Land, si possono acquistare le bottiglie proposte in degustazione.

Appuntamenti imperdibili per gli amanti del vino sono le 12 Masterclass sui diversi vitigni piemontesi, organizzate da Piemonte Land nel Ridotto del Teatro Alfieri in tutti i fine settimana della Douja d’Or. Un approfondimento sulle denominazioni della regione Piemonte, sui vitigni e sulle uve; un viaggio esclusivo tra i territori culla del patrimonio enoico regionale, con i sommelier professionisti AIS che accompagnano con la loro esperienza il pubblico attraverso l’eterogeneità e la ricchezza dei calici in degustazione.

Guidato dai ragazzi di @CantinaSocial, venerdì 25 settembre Piemonte Land propone un Unconventional Wine Tasting, appuntamento imperdibile all’insegna della condivisione per scoprire i vini piemontesi. Una degustazione sui generis che potrà essere seguita dalla postazione di Piazza San Secondo o direttamente dal divano di casa attraverso i social.

Chiude gli appuntamenti del super Consorzio Piemontese “Let’s talk: vino, arte e comunicazione” – sabato 3 ottobre – incontro digital per parlare di come si è evoluta la comunicazione e il ruolo centrale che ha svolto negli ultimi mesi, del legame con l’arte in tutte le sue accezioni e il grande valore aggiunto che porta al territorio e alle aziende produttrici. Una chiacchierata in orario aperitivo tra @CantinaSocial, alcuni esponenti del giornalismo italiano, stakeholder dell’arte e della comunicazione per fare il punto davanti ad un calice di vino.

Casa Asti in Piazza Roma, la sede del Consorzio dell’Asti Docg, apre le sue porte proponendo, tutti i venerdì e sabatoAlessandro Borghese, il Lusso della semplicità”, esclusiva cena in abbinamento all’Asti spumante, in tutte le sue tipologie, e al Moscato d’Asti Docg per 30 persone, prenotabile sul sito della Douja d’Or. Il celebre chef, Ambassador della denominazione, delle tradizioni, della cultura e dei vignaioli del territorio, sarà presente la sera di venerdì 11 settembre. Protagonista delle domeniche sera è “AstiCocktail” con il bar tender Nicola Mancinone de “Il Confessionale” che propone 3 cocktail a base Asti e Moscato d’Asti Docg in abbinamento alle tipicità alimentari del territorio dai salumi, ai formaggi, frutta e dolci. A disposizione dei visitatori è anche il “Tour di Asti e delle aziende dell’Asti Docg”, una mezza giornata in vigna presso le aziende produttrici di Asti Spumante e Moscato d’Asti Docg, oppure un percorso culturale nella città di Asti al termine del quale degustare una coppa dei vini e spumanti dell’Asti Docg in purezza o miscelato, in un locale tipico di Asti.  Infine una Masterclass dedicata ai grandi vini aromatici del territorio, venerdì 18 settembre al Ridotto del Teatro Alfieri.

Nei giardini di Palazzo Alfieri, circondati da un’atmosfera che richiama i colori, il paesaggio e il territorio dei vini del Monferrato, gli ospiti del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato con “Douja del Monferrato” tutte le serepossono spaziare tra i grandi vini, bianchi e rossi del territorio eventualmente accompagnandoli con una box di stuzzicherie, presso isole tematiche organizzate nel rispetto del distanziamento e accessibili, come tutti gli altri eventi, a ingressi limitati per slot orari da prenotare sul sito della Douja d’Or.

Focus sulla Barbera, la regina del Piemonte, anche nella Masterclass dedicata al vitigno più coltivato sulle colline meglio esposte del territorio, venerdì 11 settembre al Ridotto del Teatro Alfieri per scoprire le diverse sfumature del Barbera d’Asti, Barbera d’Alba, Monferrato e Nizza.

Palazzo Ottolenghi, tutti i venerdì e sabato, ospita “La Douja del Vermouth”, una serie di degustazioni che hanno come elemento catalizzatore il Vermouth, il vino aromatizzato la cui produzione ha forti radici storiche nella provincia di Asti. In assaggio 5 prodotti in miscelazione (cocktail a base vermouth) o 5 vermouth in purezza con momenti di didattica e con il racconto di curiosi aneddoti sui cocktail proposti. Sabato 19 settembre e sabato 3 ottobre sono dedicati a “Esperienza Vermouth”, evento in cui si ripercorre la storia millenaria del Vino Aromatizzato, dalle sue origini fino alle forme più moderne, durante il quale i partecipanti realizzano il proprio vermouth personalizzato.

‘Oltre al Vino, la Cultura è l’altra protagonista della Douja d’Or 2020, nelle sue diverse dimensioni, dai Beni culturali alle Mostre – sottolinea Mario Sacco, Presidente della Fondazione Asti Musei… ” Asti, città dell’accoglienza in sicurezza, consente al pubblico di visitare durante la giornata i monumenti, i palazzi storici e i poli museali della città, ampliando l’esperienza anche al territorio astigiano. L’obiettivo – prosegue Sacco – è valorizzare le eccellenze artistiche, culturali ed ambientali del nostro comprensorio in maniera integrata”.

Inaugura venerdì 18 settembre, e sarà in esposizione nelle eleganti sale di Palazzo Mazzetti fino al 17 gennaio 2021, la mostraAsti, città degli arazzia cura della Fondazione Asti Musei. L’antica e rinomata arte arazziera, parte integrante del tessuto artistico e culturale di Asti, vede la nascita del primo laboratorio di tessitura di arazzi con telai ad alto liccio grazie ad Ugo Scassa che porta la manifattura astigiana alla ribalta vincendo, nel 1960, il prestigioso concorso per la decorazione del Salone delle feste di Prima Classe della nave Leonardo Da Vinci. La mostra raccoglie oltre 20 arazzi provenienti da collezioni pubbliche e private tra cui Apollo e Dafne di Corrado Cagli, Composizione astratta nata dall’amicizia di Scassa con Paolo Conte, lo stendardo della Provincia di Asti e il bellissimo Palio progettati da Ugo Scassa, una selezione di arazzi di Vittoria Montalbano, tra cui la Scoperta dell’America, e l’incredibileesplosionefloreale F. Bomb.

La città di Asti, vanta una storica e interessante esperienza nel campo del vino biologico. E’ un Moscato d’Asti nel 1992, il primo vino biologico certificato in Italia e ad Asti e da almeno un quindicennio si svolge ogni anno “Vinissage” – il Salone del vino biologico, animato dai piccoli vignaioli bio piemontesi. Esperienze naturali tra Pellegrino Artusi e le vigne bioè l’evento proposto dall’Associazione produttori di vino biologico sabato 3 ottobre alle 18.30 presso la Sala Platone del Palazzo Comunale di Asti. In occasione del bicentenario della nascita dell’autore del primo codice alimentare, una degustazione guidata tra i vini cru biologici Astigiani in abbinamento a una specialità gastronomica preparata secondo l’Artusi.

 … LA DOUJA D’OR NEL MONFERRATO

Novità della Douja d’Or 2020 è l’ampliamento della manifestazione a tutto il territorio provinciale con l’obiettivo di coinvolgere direttamente anche le imprese vitivinicole, della ristorazione, dell’accoglienza e del turismo che operano nel comprensorio, con l’obiettivo di rilanciare l’economia dell’intera filiera enoturistica e gastronomica astigiana e piemontese.

Sono oltre 110 gli esercizi commerciali, tra ristoranti, agriturismi e caffè di Asti e del Monferrato Astigiano che hanno aderito all’iniziativa della Camera di commercio di Asti Piatto della Douja (piatto di norma non in menù, creato per l’occasione con l’obiettivo di interpretare in modo autentico e originale una ricetta del territorio, anche antica, cui abbinare un calice di vino piemontese), Menù della Douja (proposto dal ristoratore scegliendo tra i piatti in carta quelli che rispondono in modo più autentico e veritiero al recupero della tradizione gastronomica del Monferrato, e del Piemonte più in generale, da abbinare a un massimo di tre vini piemontesi), Aperitivo della Douja (proposta con vini riferibili al Piemonte che devono esaltare il territorio di cui sono espressione, accompagnati da un piattino di prodotti tipici dell’astigiano e del Monferrato).

In prima linea in questa offerta di ‘esperienze turistiche integrate’ è L’Ente Turismo Langhe, Monferrato, Roero che contribuisce alla Douja d’Or 2020 organizzando le informazioni del ricco palinsesto di iniziative e percorsi che si svolgono nel Monferrato Astigiano nel periodo della manifestazione. Vivere la Douja d’Or 2020 in modalità diffusa su tutto il territorio grazie agli Itinerari Astesana tra paesaggi, arte e gusto, i Sentieri Gastronomici da percorrere zaino in spalla o e-bike, gli originali Experience Days proposti da Sistema Monferrato e tutti gli eventi sul territorio che si svolgono in concomitanza con la Douja d’Or.

L’obiettivo è invogliare i visitatori, che hanno colto l’occasione dei voucher della Regione Piemonte, a fermarsi sul territorio per scoprire, ognuno secondo le proprie inclinazioni, il meraviglioso ambiente del Monferrato astigiano, patrimonio UNESCO.

In questo gioco di squadra territoriale piemontese entrano a far parte del programma della Douja d’Or – grazie all’iniziativa del Consorzio dei Vini d’Acqui – anche gli Acqui Wine Days, inedita manifestazione che per tre giorni – da venerdì 25 a domenica 27 settembre – valorizzerà vini, cibi e produzione artistica acquese, protagoniste le bollicine dell’Acqui Rosè, nuova scommessa dei Produttori del territorio.

Informazioni e prenotazioni per tutti gli eventi su www.doujador.it

Vuoi Cenare Con Me? In Quale Regione

I Piatti Simbolo Della cucina Italiana Per Regione

I piatti tipici italiani sono fatti di lunghe tradizioni, e sapori che fanno storia, proprio come le regioni a cui appartengono, preziose ricette per cui l’Italia è considerata uno dei paesi in assoluto dove la gastronomia è eccellente. Certamente i prodotti tipici e le loro peculiarità hanno una fondamentale importanza nella preparazione delle pietanze che poi fanno le differenze.

 

In questo articolo sulle ricette regionali ho messo insieme una ricetta per regione che più la rappresenta, capisaldi del panorama gastronomico italiano anche internazionali, l’Italia ha talmente tanti piatti da offrirvi che la scelta è stata ardua, scopriamola insieme.

Quando si Parla del Piemonte è inevitabile non pensare alla cucina opulenta, e allo stesso tempo alla cucina popolana, alcuni piatti comunemente rappresentano più di altri la cucina piemontese, e altri invece meno noti ma altrettanto squisiti da ottenere un totale apprezzamento.

Piemonte FRITTO MISTO ALLA PIEMONTESE

Fricassà mëscià è il nome in dialetto piemontese, un piatto senz’altro della tradizione  regionale popolare, veniva fatto quando ancora si macellavano gli animali in casa per non sprecare le frattaglie. Viene realizzato con fegato, polmone, cervella, animelle, filoni, fettina di vitello, salsiccia, semolino dolce, semolino al cioccolato, amaretto e mela. Viene servito con delle carote saltate in padella nella ricetta tradizionale e da verdure miste nella versione attuale. Un piatto che rappresenta a pieno la tradizione. Va assaggiato almeno una volta nella vita!

Emilia Romagna LASAGNE ALLA BOLOGNESE

Lasagna alla bolognese, un classico entrato in tutte le case degli italiani. “La lasagna al forno”, conosciuta anche con questo appellativo, è un piatto tipico della cucina emiliana, una pietanza piena di sapore, preparata con ingredienti freschi e di ottima qualità quali la carne che deve essere rigorosamente mista, la polpa di pomodoro, e le lasagne vere e proprie con la sfoglia porosa, adatta ad assorbire il condimento e trattenere una consistenza perfetta. Irresistibile, no?

Lazio CARBONARA  

La Capitale italiana ci offre un piatto degno di fama internazionale, la carbonara! Uova e guanciale rosolato sono gli ingredienti per eccellenza, assieme a formaggio pecorino e pepe. E’ apprezzatissima dagli italiani e in egual misura dagli stranieri.

 

La Genovese

Campania LA GENOVESE

Se volete rispettare le tradizioni, il sugo alla Genovese è un vanto per la tradizione napoletana che insieme al suo fratello ragù è uno dei piatti iconici della cucina italiana che non ha rivali al mondo. Il sugo alla genovese è un ragù bianco, con l’aggiunta di tante cipolle. Viene preparato al mattino presto perché richiede un tempo di cottura di  4-5 ore. Il risultato? è insuperabile, dovete assaggiarlo!

Puglia ORECCHIETTE E RAPE

Chi non ha fatto il bis finendo il primo piatto. Si tratta di un piatto che ci dona tanta bontà, una ricetta squisitamente semplice, le rape vengono abbinate con una pasta fatta a mano dalla forma di  piccole orecchie, da qui il nome “orecchiette”. Senza ombra di dubbio è il primo simbolo dei piatti pugliesi.

Sicilia ARANCINI/E

In Sicilia gli arancini o arancine, dipende dalla città cambia in maschile o in femminile, comunque sono dei must: piramidi o palle di riso, sono  farciti generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella. Ovviamente non mancano le miriadi di varianti. Quindi a voi la scelta di provarli in tutti i gusti.

Abbruzzo ARROSTICINI

Gli arrosticini abruzzesi sono un secondo molto amato a base di carne di pecora! La carne viene tagliata in piccoli pezzi e poi cotta arrosto, per questo si chiamano “arrosticini”. La tradizione vuole che questo piatto sia stato inventato negli anni ’30 del 1900 da due pastori. Uno spiedino chiama l’altro.

Liguria TROFIE CON PESTO ALLA GENOVESE

Quando si dice Liguria si dice pesto, Genova in particolare è molto famosa per la  sua preparazione. Basilico, pinoli, olio e aglio per preparare la deliziosa salsina. Da provare con le trofie, una pasta fresca tipica di queste zone che è arrotolata e per questo ricorda un po’ un cavatappi. Un primo piatto con i fiocchi, si ma di gusto!

Valle d’Aosta POLENTA CONCIA

Questo piatto nasce dall’unione di due prodotti tipici di quelle zone: polenta e fontina! La polenta, unita alla fontina (un tipo di formaggio), diventa perfetta per scaldarsi nelle lunghe e frette notti alpine.

Veneto RISI E BISI

Era un piatto tradizionale della Serenissima Repubblica di Venezia, che veniva preparato e offerto al Doge in occasione della festa di San Marco, il 25 aprile. E una pietanza tra il risotto e la minestra. Gli ingredienti principali? Come dice il nome stesso, riso e  piselli. Delizioso è dir poco.

Trentino Alto Adige CANEDERLI

Nel Trentino i canederli sono il piatto più richiesto, il nome deriva dal tedesco, dalla Baviera in particolare, dove si chiamano Knödel. Sono delle piccole palline fatte con pane impastato con ingredienti diversi da zona a zona, ma di solito speck, formaggio, latte ed erba cipollina. Una vera piccola bomba di delizia.

Sardegna PANE FRATTAU

Il pane Carasau, che bella invenzione! Fette croccanti del pane Carasau (pane tipico sardo) sono alternate con strati di sugo di pomodoro e formaggio pecorino. Alla fine si mette un uovo cotto in brodo di pecora. Poi potete gustarlo accompagnato da i vostri.

 

Lasagne e ceci

Basilicata LAGANE E CECI

Si tratta di una ricetta antica, tramandata di generazione in generazione. Le lasagne sono un tipo di pasta fresca come delle tagliatelle ma molto più larghe, di circa 2 3 cm. Unite ai ceci e alla passata di pomodoro. Nelle serate invernali riscaldano anche l’anima.

Friuli Venezia Giulia FRICO

Il frico è una specie di frittata a base di formaggio, patate e burro. Era il piatto tipico di boscaioli e contadini, i quali lo portavano con sé quando andavano a lavorare nei campi. Ancora una volta un piatto povero centro della ricchezza del gusto della cucina italiana. Nella semplicità di questo piatto si nasconde la bontà ricca.

Calabria FILEI ALLA ‘NDUJA

Per gli amanti del very hot questa tipica pasta calabrese unita alla ‘nduja, è una panacea.  E’ un salame molto particolare perché si può spalmare, ovviamente astenersi per chi ha le papille sensibili è molto piccante!

Lombardia RISOTTO ALLA MILANESE

Colore dorato e un sapore che conquista, dato anche dallo zafferano che gli conferisce per l’appunto il suo noto colore. La ricetta risale al ‘500, un pittore che amava particolarmente il colore dello zafferano, al matrimonio della figlia del suo capo suggerì al cuoco per aggiungere dello zafferano al risotto con burro che sarebbe stato servito al banchetto. Il risultato?  Ancora oggi fa scalpore.

Marche OLIVE ASCOLANE

Ripiene di carne e poi fritte, questa è la parola magica. Questo piatto risale all’Ottocento, quando i cuochi delle famiglie nobili hanno inventato questo ripieno per consumare le notevoli quantità di carne che avevano a loro disposizione.

Toscana PANZANELLA

La panzanella è un piatto estivo che non ha bisogno di cottura e che anche Boccaccio menzionava come “pan lavato”. Infatti si tratta di pane raffermo 2 ammorbidito con acqua a cui si aggiungono i gusti e i colori di cipolla rossa, basilico, olio d’oliva e aceto!

Umbria SALSICCIA DI NORCIA  

Un territorio ricco di montagne dove la pastorizia fa miracoli gastronomici, è qui che è nata la famosissima e super deliziosa salsiccia di Norcia. Provare, provare, provare!

Molise COMPOSTA MOLISANA  

Nel Molise la composta molisana è un piatto davvero fresca e godereccio. Molto colorato ed estivo! È fondamentalmente una specie di insalata, con pomodori, peperoni, cetrioli, capperi e uova sode. Essa si completa con i tipici taralli molisani. Di certo una insalata ricca in tutti i sensi.

I formaggi Piemontesi a cui non si può rinunciare

Per quanto riguarda le eccellenze casearie di certo il Piemonte ricopre un ruolo di primo piano nella produzione dei formaggi. Toma, Bra, Castelmagno, Paglierina, Maccagno e Montebore sono i primi dell’indice dei formaggi piemontesi da assaporare, esistono bontà millenarie che raccontano storie grandi e infiniti sapori  

Merita senza alcun dubbio un breve viaggio alla scoperta di prodotti eccezionali.

Pasta dura o molle, freschi o stagionati. La varietà dei formaggi piemontesi è davvero lunga, tanto che si contano più di 30 prodotti caseari della regione. Di questi, ben 9 sono stati considerati meritevoli di fregiarsi del marchio DOP. Abbiamo selezionato la nostra personale lista dei formaggi piemontesi a cui non si può rinunciare. Ecco quali sono i formaggi degni di nota, e i più pregiati da degustare come non ci fosse un domani.

 

Bra Morbido

Il Bra

Uno dei formaggi più deliziosi e noti in Italia, prende il nome dalla cittadina, Bra, in provincia di Cuneo dove viene prodotto. Ne esistono due versioni, duro e tenero, inoltre hanno un metodo di produzione leggermente differente, soprattutto una diversa stagionatura, circa 45 giorni per il tipo Tenero, arriva invece a 180 giorni per quello Duro. Il Bra duro si presenta con una crosta dura, una pasta di color giallo paglierino e un aroma molto saporita, il secondo ha invece una pasta tenera, un colore che sfocia sul bianco e un gusto più delicato.

 

Raschera

La Raschera

Presidio Slow Food, è un formaggio che ha origine dai pascoli di alpeggio attorno alle Alpi Marittime e nelle circostanti Valli monregalesi in Provincia di Cuneo. La pasta è semidura di latte vaccino, viene stagionato almeno 30 giorni, il sapore è moderatamente piccante, per via delle sue goderecce caratteristiche è largamente apprezzato anche come ingrediente in cucina. Il formaggio ha origine alla fine del 1400, allora esisteva un contratto d’affitto in cui si pretendeva dai pastori della zona di Pamparato un pagamento con le forme di Raschera.

 

Robiola

La Robiola di Roccaverano

La Robiola di Roccaverano Dop è una variante della classica Robiola delle Langhe, viene prodotta con latte crudo scremato misto (caprino al 50%, vaccino e ovino) ed è l’unica disponibile in inverno. Ha bisogno di almeno tre giorni di stagionatura fino oltre i trenta. La pasta ha un color avorio, il sapore è leggermente acidulo. La mostarda d’uva (chiamata cougnà nel Cuneese) è l’accompagnamento per eccellenza.

 

Castelmagno-alpeggio

 

Il Castelmagno

E’ contrassegnato da un marchio che ricorda una croce occitana, ha un sapore forte, che si addolcisce se va accompagnato con mieli o confetture. E’ prodotto tutto l’anno in tre minuscoli comuni della Val Grana, in provincia di Cuneo; Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. Si adopera latte vaccino scremato crudo, la pasta è semidura paglierina e granulosa, con erborinatura blu-verdastra dopo la stagionatura, che avviene all’interno di grotte naturali di tufo, che gli conferiscono la famosa aroma  intensa.

 

Montebore

Il Montebore

Un formaggio quasi perduto. Il Montebore era prodotto e gustato già nel XII secolo, fonti storiche narrano che nel 1489 venne servito al pranzo di nozze tra Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona.

Agli inizi degli anni Ottanta rischia l’estinzione quando le montagne dell’Appennino si spopolano. Il ritorno si deve a a Slow Food e a Maurizio Fava, che contatta Carolina Bracco, l’ultima donna che sapeva produrlo. Grazie a loro riparte a fine anni Novanta, e  oggi è disponibile grazie al lavoro della Cooperativa Vallenostra.

Si produce a Mongiardino Ligure, e in Val Borbera territorio alessandrino. Il Montebore è una sovrapposizione di tre o cinque strati di formaggio che si fondono l’un con l’altro. Viene realizzato con latte misto crudo, la pasta è morbida di colore bianco. Si può consumare fresco, oppure dopo una stagionatura che dura fino a quattro mesi.

 

La Toma Dop

E’ il tipico formaggio piemontese, prodotto con latte vaccino, presenta caratteristiche gustative diverse a seconda se si tratta della produzione tradizionale ottenuta a partire dal latte intero o della variante semigrassa ottenuta con latte scremato. Nel primo caso la crosta è elastica e liscia con un color bruno rossiccio, dipende dalla stagionatura, mentre la pasta ha un colore giallo paglierino, il sapore ha una aroma delicata dolce e gradevole. Nella variante semigrassa la crosta è poco elastica, ha un colore paglierino carico al bruno rossiccio, il sapore è intenso ed armonico, di aroma fragrante che diviene più caratteristico con la stagionatura. E’ l’unico formaggio DOP la cui produzione si estende in tutto il territorio regionale in quanto la zona di provenienza del latte, di trasformazione, stagionatura ed elaborazione del formaggio Toma Piemontese comprende l’intero territorio amministrativo delle province di Cuneo, Torino, Biella, Vercelli, Novara e Verbania e alcuni comuni in provincia di Asti.

 

Il grande patrimonio dei formaggi piemontese deve la sua varietà ai tantissimi allevamenti di piccole e medie dimensioni, la loro bontà era apprezzata sino dal tempo dei Romani che viene documentata da numerose fonti. Nelle zone collinari, prealpine e alpine della regione si riproducono e pascolano diverse razze, la maggior parte autoctone di mucche, ovini e caprini. E’ proprio grazie alle radici storiche e di origine di molte produzioni, oggi si susseguono alle diverse generazioni che portano avanti le tradizioni secolari, i formaggi piemontesi sono alcuni dei segni distintivi che esprimono il territorio Piemontese.

La Locanda Don Serafino: Gourmet Effect

La Sicilia è una terra fertile e ricca di sole, in cui arte e tradizioni si intrecciano. La cultura a tavola è radicata nelle mille sfumature di materie prime, la gente è fortemente legata ai sapori dando vita così nel susseguirsi dei secoli ad un panorama enogastronomico unico al mondo.

Tinte forti che evocano nella mente sapori lontani, tra passato presente e futuro. Tutto ha un significato, un linguaggio che ci rimanda alle radici della tradizione, e non è difficile capire perché è una terra amata per la sua capacità di essere semplicemente sincera.

Ricollegandosi al suo maestoso passato, abbiamo certamente come realtà una filiera gastronomica che oggi conquista i palati più raffinati, senza escludere i suoi sapori pungenti, allora viene naturale pensare ad una fusione con l’innovazione gourmet che permette agli chef di creare pietanze perfette, senza saturare la materia prima che è alla base, il perno portante del piatto. La semplicità rasenta la perfezione, quindi l’estro di uno chef è esaltare non elaborare.

 

Ragusa Ibla

Nella cornice barocca di una delle città più belle dell’entroterra, sorge “La Locanda Don Serafino”, guidata dallo chef siciliano Vicenzo Candiano, un luogo evocativo situato all’interno di un vecchio granaio scavato nella roccia dell’adiacente chiesa dei Miracoli. Varcando la porta si viene catapultati in un’atmosfera raffinata dai toni caldi e dalle luci accoglienti, la location è singolare, si è circondati letteralmente dalla pietra calcarea con le sue sfumature quasi corvine, difficile trovare un luogo simile.

 

Se l’eleganza è di casa, la stella Michelin che brilla per esaltare la cucina è l’esempio della tipicità dei piatti di Candiano. La parola amore esiste in cucina, così come ogni passione che muove la creazione, la ricerca, l’inclusione, proiettata nella semplicità che ne danno un valore aggiunto.

Abbiamo deciso di provare il menù degustazione Gran Chef per avere un quadro completo, così attraverso sperimentazione e radici abbiamo completato un’esperienza sensoriale del tutto avvolgente.

 

 

Carmelo Di Pasquale il talentuoso Sommelier, ci racconta le antiche maestrie e le storie singolari di note casate vinicole, non dimenticandosi mai il connubio fra cibo e vino. La cantina rasenta una ricerca quasi maniacale degna di una corte reale, più di mille etichette tra le più importanti di tutto il mondo, tra cui anche alcuni Champagne pregiati, complice qui uno dei titolari Giuseppe La Rosa, con la sua proverbiale passione.

 

 

 

I piatti più incisivi a nostro dire; Ostrica con sorbetto di mele e Calvados (abbinamento preciso), spaghetti freschi neri con ricci, ricotta e seppia. Essendo una ricci addicted ero già conquistata in partenza, ma l’assaggio vale 100 punti. Ala di razza arrosto, e peperoni in salsa di pane alla marinara e cavolo rapa ripassato, qui la ricerca di chi la sa lunga è conclamata, in quale altro ristorante avete provato questa pietanza? Io onestamente la razza non l’avevo mai assaggiata, molto poco usuale in cucina. Qui bravo doppiamente. Il sapore? Delicato con sfumature e consistenze ricche.

 

 

 

 

 

La pasticceria è audace e godereccia, come d’altronde ci si aspetta in Sicilia, tutta la linea viene supervisionata da Candiano, la Pesca Bellini rimane un grande signature della pasticceria, un gioco di consistenze tra pesche fresche, mousse di pesche e gelo di pesche con biscotti alla lavanda.

 

 

 

Pregi

    La location, sicuramente unica nel suo genere.

    Una cucina che convince senza forzature.

    Una carta dei vini che stupisce.

    Servizio attento e professionale a cura di Gabriele Meli.

Difetti

Il ristorante non è comodissimo da raggiungere a piedi, sopratutto se calzate un bel tacco dodici, vi

consiglio caldamente di recarvi in auto.

 

Locanda Don Serafino

Via Avvocato Giovanni Ottaviano, 13. Ragusa Ibla (Ragusa)

Tel. +39 0932 248778

[email protected]

 

La Ciau Restaurant Una Perla In Più Nelle Langhe Stellate Dell’alta Cucina

Nelle Langhe c’è un’eccellenza dove brilla una stella Michelin, grazie alla cucina di Maurilio Garola, fondatore della Ciau Restaurant a Tornavento, un’esperienza esclusiva in un luogo unico nel suo genere, panorama mozzafiato a perdita d’occhio sui vigneti delle Langhe, dove le Alpi si snodano incoronate da una moltitudine di scenari.

L’occhio trova sempre la sua parte in questa straordinaria location, un insieme che unisce e mette in prospettiva la bellezza del territorio patrimonio dell’umanità, e la cultura enogastronomica di una cucina selezionata dai grandi prodotti del territorio.

Chilometro zero e materie prime selezionatissime, la carne la fa da padrona regina di una filiera nota in tutto il mondo, ma anche il pesce e tutti gli altri prodotti sono rigorosamente piemontesi.

La location offre quattro belle camere anch’esse eleganti, curate e molto intime per offrire alla clientela la possibilità di godere più a lungo di questa Maison di alta cucina.

 

Il ristorante si presenta in tutta la sua raffinatezza, punto forte la terrazza con giardino per consumare un aperitivo in compagnia di un panorama mozzafiato. Il meraviglioso spazio esterno contribuisce a fare di questo ristorante un vero Relais per palati affini.

La Cantina de La Ciau del Tornavento è classificata tra le 88 più grandi del mondo con la prerogativa singolare di essere creata per il 70% da vini italiani. Soltanto di Barolo ci sono circa 1000 referenze. Il Sommelier Luca Ronchail è il curatore di tante meraviglie enologiche.

 

Un’altra chicca gastronomica è la stagionatura di salumi e formaggi, menzioniamo la Toma d’ la paja, la Robiola di Roccaverano, la Robiola di pecora, la Toma di Murazzano (di pecora), il Bra “ciuch” (stagionato sotto le vinacce di Barbera), il Gorgonzola dolce di Novara, la Toma Valdese, il Taleggio, la Toma di latte vaccino stagionata nelle spezie.

 

 

Due spazi dedicate alle cucine, quello per la pasticceria è separato dalla zona principale. A condurre l’orchestra insieme a Maurilio Garola c’è Marco Lombardo, e uno staff preciso e d efficiente. In sala troviamo Nadia Benech compagna di Garola, e perfetta padrona di casa.

Tra le tante lusinghe gastronomiche in tavola alla Ciau ci sono le frattaglie, tipiche ricette culturali del territorio, che sono identità culinarie del Piemonte, come il tartufo.

Questo luogo racconta in pieno la filosofia e lo stile di questo territorio, insieme alle sue produzioni enologiche, creando così un filo conduttore che avvicina sempre più un pubblico attento ed esigente proveniente da ogni parte del mondo, perché gli appassionati dell’alta cucina sono l’anello che completa gli amanti dei vini, e viceversa.

 

 

 

RISTORANTE LA CIAU DEL TORNAVENTO

 

Ristorante La Ciau del Tornavento

Piazza Baracco, 7

12050 Treiso (CN)

Tel. 0173.638333

http://www.laciaudeltornavento.it

 

La Griglia di Varrone: Scoprila a Pietrasanta New Openig

La griglia di VARRONE se vivi a Milano non puoi non conoscerla, è una istituzione in fattore carne, la Ferrari delle griglie, quella della tradizione di Massimo Minutelli si contraddistingue sempre, in primis per la materia prima, stessa formula, stesso nome e gli strumenti giusti.

Un volto tre griglie, Massimo Minutelli triplica la Griglia di Varrone a Pietrasanta come le sue gemelle di Milano e Lucca, il menù prevede delle proposte uniche del panorama carnivoro italiano.
Doppia sfida quindi, alla Corte Lotti, una realtà perfetta per rispettare le regole del momento, quelle scritte e quelle del buonsenso, che spinge i ristoratori a cercare soluzioni in grado di rendere non solo sicura ma anche serena l’esperienza dei clienti.

 

Varrone – Massimo Minutelli

Pietrasanta è partita il 12 giugno sotto la guida del suo patron in persona, il suo QUID è quel mix di fantasia, ricerca e creatività che gli ha permesso di arrivare a livelli molto alti, equilibrio perfetto per far decollare un ristorante, che certamente alza la media dei ristoranti carnivori italiani.
A dirigere il ristorante milanese, aperto per il momento solo a cena e chiuso la domenica, è sempre Tony Melillo, braccio destro di Massimo, volto di via Tocqueville e garanzia di un’accoglienza impeccabile.
I piatti iconici, ovvero quello che più hanno letteralmente conquistato le papille gustative dei moltissimi clienti, ecco le famosissime:

Gran sushi: nighiri e uramaki di diverse razze bovine
Pluma di joselito; midollo di bue con pane caldo
Wagyu e Fassona Piemontese
Gran crudo (10 piccole tartare di razza bovina Piemontese)
Pastrami di puro Black Angus nel pan de cristal;
Black Angus Usa Prime e la Rubia Gallega

 

Ma non c’è articolo, frase ben descritta e foto che possa raccontare al meglio Le Griglie di Varone. Per capirlo bisogna andarci. Tanti applausi è visita obbligatoria.

 

La Griglia di Varrone, Pietrasanta
Via Oberdan (ingresso da Corte Lotti)
Pietrasanta (LU)
Per prenotare 347 531 2804

Il Barolo Il Re Dei vini Piemontesi Italiani

Il Vino Barolo è fra i rossi italiani il più apprezzato e conosciuto nel mondo. Le sue nobili origini affondano le loro radici in Piemonte, dove i primi a produrlo furono i nobili Falletti di Barolo. Quando la Marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo offrì al Re Carlo Alberto di Savoia la sua produzione, il sovrano ne rimase letteralmente conquistato, così da trasformare il Barolo in un vero e proprio portavoce della Corte dei Savoia presso le altre corti europee.

La produzione
Si ottiene da uve Nebbiolo, prodotte esclusivamente nei territori dei comuni di Barolo, Serralunga d’Alba e Castiglione Falletto. Anche una parte dei comuni di Monforte d’Alba, Diano D’Alba, La Morra, Roddi, Novello, Verduno, Cherasco e Grinzane Cavour rientra nella sua zona di produzione: si tratta di terreni argillosi o calcarei, rigorosamente situati tra i 170 e i 540 metri s.l.m. Il primo riconoscimento avviene nel 1966 con la DOC e successivamente ottiene la DOCG, nel 1980.

 

Uve Nebbiolo

 

Le sue caratteristiche
Il Barolo è un vino rosso rubino intenso, con caratteristici riflessi aranciati, ha un patrimonio olfattivo complesso. Fruttato e speziato, regala sentori di confettura di lampone e ribes nero, ciliegie sotto spirito, fiori appassiti, lacca, spezie, cuoio, pepe verde, anice, noce moscata e liquirizia, ma è soprattutto il legame con la terra a trasformarlo in un vino eccezionale unico al mondo.

Necessità di un lungo invecchiamento, superiore a tre anni: se invecchia per più di cinque anni, aggiunge la denominazione “Riserva”. È un vino corposo, robusto, adatto a pietanze a base di carne, formaggi stagionati e piatti a base di tartufo. Esiste una versione speziata chiamata Barolo Chinato, adatto ad accompagnare i dolci.

 

“Il vino è un compagno problematico” diceva Luigi Veronelli.
E’ una bella frase perché ogni vino ha il suo fascino e il suo gusto, che si incastra alla nostra personalità, regalandoci un effetto diverso e spontaneo in ogni assaggio. Ogni vino è quindi un viaggio personale di carattere e profondamente culturale.

Uramaki, Sushi, Creatività; Bomaki Torino

Siete amanti del sushi e vi trovate a Torino? Bomaki Urumakeria potrebbe fare al caso vostro. C’è un nuovo concetto unico per degustare il sushi e rilassarsi in stile brasiliano nipponico. Magari con un drink, un mood allegro, e sapori fusion.

Bomaki è amato da VIP e trendsetter del gusto, è un piacere unico per la vista e il palato: è risaputo da Bomaki si gustano i piatti più innovativi della cucina fusion e un sushi carioca. Il servizio è eccellente, dai sapori portati dalle sponde del sud America a quelle mediterranee in combinazione con quelli del non lontano Giappone. I prodotti sono freschi e sani, e tutto è guidato dalle sapienti mani e dal palato dell’abile chef Jeric Bautista, ideatore di un’infinità serie di impareggiabili mix inediti, che garantisce i migliori ingredienti provenienti da tutto il mondo, preparati con creatività e stile.

 

Con una ricchissima varietà di menù, non mancano i piatti d’autore, come i deliziosi burritos in stile jap, ovvero crepes di soia leggerissime che avvolgono salmone, pollo o picanha grigliata con ingredienti insoliti come, tra gli altri, il guacamole, il jalapeno o il cheddar cheese; il tataki di salmone (sashimi scottato con salsa yuzu e miso e perlage di tartufo), il sashimi exotic (12 pezzi di pesce misto con salsa di gazpacho al mango e passion fruit), il carpaccio flambè (tonno, branzino o salmone scottato con salsa ponzu, olio d’oliva e sesamo) l’ involtini di gamberi mix (in salsa dolce, piccante e curry).

 

 

 

Tra le novità: i salgadinhos (antipasti brasiliani in pastella senza uova e la¬ttosio fritt¬i in olio vegetale, accompagnati da salsa sweet chili mango e maio wasabi) come il Pastel ripieno di carne di manzo o i croccanti Coxinha, bocconcini di pollo e verdure; diversi chirashi come il Brazilian (riso, dadolata di tonno e salmone, mango, avocado, gazpacho al mango, alga wakame, semi di sesamo, mandorle, salsa teriyaki) o il Sakebi (riso, salmone, gamberi impanati, wakame salad, avocado, ceci,semi di sesamo, salsa al sesamo, wasabi yuzu dressing); il Beef noodles per gli amanti delle zuppe (straccett¬i di manzo, brodo di soia, noodles, alga nori, uovo in tempura, cipollott¬o, shoyu dare, salsa banana ketchup, salsa sweet ‘n’sour).

 

 

 

 

 

Non mancano ovviamente inediti proposte tra gli oltre trenta uramaki del menu come il Salmone Carimbo (riso, tartare di salmone, avocado, gamberi impanati spicy cream, tartare di capesante, semi di sesamo, wasabi fresco, il Salmone Bacon (riso, tartare di salmone, philadelphia, avocado, bacon, salsa teriyaki, semi di sesamo), il Cheetos salmone (riso, tartare di salmone, avocado, salsa teriyaki, philadelphia, cheetos sbriciolati, semi di sesamo), il Veggie Cheese (riso, avocado, insalata, parmigiano reggiano, emulsione di basilico, cheddar, semi di sesamo), il Carnaval (riso, carpaccio di tonno, branzino, salmone, gambero rosso scott¬ato con olio Evo, avocado, perlage di tartufo nero, salsa ponzu, semi di sesamo) e il Rifle roll in collaborazione con il noto brand di jeans (riso, gamberi impanati, astice gratinato, tobiko, carpaccio di tonno, spicy cream, avocado, pomodorini, basilico, origano, olio Evo, semi di sesamo).

 

 

 

Ogni piatto, è garantito, sarà un’avventura culinaria. Se siete nei paraggi, non potete non fermarvi qui.

Si consiglia la prenotazione anche attraverso il sito www.bomaki.it.

 

Bomaki Torino