Ristorante Monti

Ristorante Monti

Via Lombriasco 4, Torino

Tel. 011 433 2210

Chiuso il lunedì

Prenotabile su The Fork

VOTO FINALE: 7 ½

 

ATMOSFERA [VOTO: 7 1/2]

Nell’era dei dilettanti allo sbaraglio, finalmente a Torino un ristoratore di esperienza. Sulle ceneri del francese La Louche, a un isolato da piazza Adriano, è nato da pochi mesi l’elegante e raffinato Monti, un’oasi di pace fuori dai soliti giri. Tre salette raccolte, arredate con gusto, regalano la giusta intimità. Adatto per cene romantiche o per far bella figura con un ospite.

CUCINA [VOTO: 7 1/2]

Per essere uno che ha iniziato nella cucina di una birreria, ne ha fatta di strada lo Chef Giuseppe! L’arte messa da parte negli anni è oggi al servizio della tradizione gastronomica piemontese. Per il Monti ha studiato un menu che affianca alle ricette più conosciute quelle ormai dimenticate, magari svecchiate con nuove tecniche di cottura e abbinamenti insoliti, sempre nel rispetto della stagionalità delle materie prime. Non mancano il vitello tonnato, gli agnolotti, il fritto misto piemontese (anche in versione vegetariana), i tajarin, il fassone con panatura di grissini, ma fanno capolino anche piatti che in pochi ormai osano proporre: la finanziera, le lumache, i ravioli ripieni di animelle di vitello, le grive di Langa (fegato e polpa di maiale), il cirighet (uovo pochet con salsa di peperoni, acciughe e capperi). La pasta e gli gnocchi sono fatti in casa (e si sente), così come i dolci. Lo Chef lavora per sottrazione. Ne scaturiscono sapori lievi, che talvolta faticano ad imporsi. Delicata è la salsa del vitello, delicati i ravioli del plin al tovagliolo, fin troppo delicati i fagottini di magro alla camomilla. Gli amanti della carne cruda non possono perdere la battuta di fassone, condita egregiamente con sale nero e zeste di limone. Gran finale con la carta dei dolci: pesche con amaretti e cioccolato, crepe souzette, tarte tatin, bonet alle pesche. Applausi a scena aperta per la zuppa di tiramisù. Nello zabajone, invece, andrebbe ridotta la dose di zucchero. Buona selezione di vini. Entrée e aperitivo offerti dalla casa.

STAFF [VOTO: 7 1/2]

Il servizio, composto e attento, è affidato alla moglie dello Chef. Lui, persona affabile e appassionata, riesce a tenere il tempo nonostante in cucina faccia quasi tutto da solo. E a fine serata fa capolino in sala per due chiacchiere con gli ospiti.

PREZZI [VOTO: 6/7]

Conto non adatto a tutte le tasche. Per una cena soddisfacente si sfiorano i 50 euro a testa.

PIATTO FORTE

La zuppa di tiramisù con riduzione di caffè, crema pastorizzata al mascarpone e savoiardi tostati è un meraviglioso gioco di consistenze e sapori. Mai più senza.

PIATTO DEBOLE

Il vitello tonnato ha un pregio – la carne tenera e cotta alla perfezione – e un difetto – la salsa un po’ lenta e poco tonnata.

TOILETTE [VOTO: 8]

Enorme, in ordine, pulita.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una limatina ai prezzi.

Ballatoio – bistrot di ringhiera

Ballatoio – bistrot di ringhiera

Via Principe Amedeo 22c – Torino

Tel: +39 011 1964 0771 +39 333 7159015 – +39 334 9911299

Orario: da martedì a domenica 12 – 15 / 20 – 22. Lunedì chiuso.

 

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Grazie al passaparola, questo piccolo bistrot nel cuore di Torino si sta conquistando un’affezionata clientela. Inconfondibile grazie alle due enormi posate sulla facciata, nasce sulle ceneri di un ex negozio di famiglia che il titolare ha trasformato in grazioso ristorantino per pranzi poco impegnativi e cene romantiche. L’ambiente, ispirato alle case di ringhiera, è informale e accogliente. Domina il locale un balconcino con i panni stesi e i vasi di edera. Anche la grafica del menu richiama le tipiche finestre da ballatoio: applausi.

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

La delusione è dietro l’angolo quando le aspettative sono troppo alte. Del Ballatoio si dice un gran bene e, difatti, tutto è mediamente buono, ben preparato e presentato con cura. Una volta provata, però, la sua cucina non lascia quel ricordo che spinge a tornare. La carta, piuttosto limitata, viene descritta come “un soave mix di tradizione piemontese e innovazione”: ci trovi i flan di topinambur con crema di blu, il tonno di gallina, le tagliatelle con ragù di salsiccia e broccoletti, lo stinco di maiale al forno, ma anche la millefoglie di zucchine e melanzane, le pennette con zabaione di pecorino e verdure, i bocconcini di pollo al curry e cocco, persino la buridda genovese. Tra i piatti migliori senza dubbio i gamberi arrostiti con crema di fagioli borlotti, la tartare di cruda di fassone, lo strudel di broccoli e caprino con verdure e riso integrale. Non convincono del tutto, invece, gli agnolotti di magro con fonduta di toma. Nella scarsa lista dei dolci emerge la tarte tatin, ben caramellata, super sottile (forse troppo) e servita senza panna o gelato. Sfiziosi i biscotti serviti con il Passito di Caluso. In alternativa, i classici bunet e panna cotta.

STAFF [VOTO: 6/7]

Personale gentile, servizio talvolta distratto.

PREZZI [VOTO: 7]

Conto onesto: antipasti 6/8 euro, primi 7/8, secondi 7/11, dolci 3/5.

PIATTO FORTE

Ecco. Il problema del Ballatoio, almeno per ora, è l’assenza di un cavallo di battaglia.

PIATTO DEBOLE

Sulla carta, gli spaghetti alle vongole e crema di cime di rapa sono una bomba. Sul palato, invece, risultano un po’ slegati e accompagnati da quella fastidiosa sabbietta che rovina l’esperienza.

TOILETTE [VOTO: 8]

Pulita, ordinata.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Questa volta è una supplica, più che un consiglio: nei mesi freddi accendete i termosifoni, per favore, e non fateci cenare battendo i denti!

Ristorante MangiaTò

MangiaTò

Corso Regina Margherita, 63/c

Tel. 011 511 10 12

Chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Piccolo ristorante con un’unica sala, pochi coperti e un mini dehors estivo sul controviale di corso Regina Margherita. L’atmosfera non concede nulla alle tendenze del momento, ma si presta ad una serata intima fuori dai soliti giri della movida torinese. Arredi anonimi, tendine misere, pareti tricolori (beige, verde e arancio), controsoffitto da ristorante cinese, cucina a vista, areazione e clima migliorabili. Si consiglia di prenotare.

CUCINA [VOTO: 7]

Cucina casereccia di stampo piemontese con guizzi di rivisitazione provenienti dal resto d’Italia e dal mondo. La materia prima è legata alle stagioni e, se pur in porzioni misurate, tutto è gustoso e curato. La specialità della casa sono gli squisiti garganelli con salsiccia aromatizzati al tartufo, serviti in un cestino di parmigiano. Altre proposte da acquolina in bocca? Cestino di sfoglia con porri e tuorlo d’uovo, flan di zucca con fonduta e amaretti, tagliatelle al pesto di agrumi e mandorle, gnocchi con cozze e broccoli, tartare di formaggio con pomodoro fresco, crema catalana alla banana, polentina con crema pasticcera e cioccolato. I più abitudinari si consoleranno con i classici: vitello tonnato (alla vecchia maniera, senza maionese), insalata di gallinella, lingua al verde, ravioli al sugo d’arrosto, tagliata di fassone. I vegetariani non disperino: non mancano mai ricette pensate per loro, come il seitan scottato con dadolata di melanzane o il cous cous di verdure.

STAFF [VOTO: 7]

A gestire il MangiaTò sono solo in due: uno in cucina, l’altro in sala. Quest’ultimo, un ragazzo molto gentile e preparato, ha il vezzo di elencare e descrivere i piatti uno ad uno anziché lasciare sul tavolo un più funzionale menu. Lo sforzo di entrambi è apprezzabile, ma i due fattori concomitanti (lo chef solo ai fornelli e le portate decantate) producono l’effetto di allungare i tempi, a locale pieno.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi fissi suddivisi per categorie: antipasti 6 euro, primi 8 e secondi 12. Conto adeguato alla qualità.

PIATTO FORTE

Nonostante la panna, che farebbe inorridire più di uno chef stellato, i garganelli salsiccia e tartufo si fanno apprezzare.

PIATTO DEBOLE

I ravioli di zucca non difettano in sapore, ma risultano troppo asciutti.

TOILETTE [VOTO: 6]

Piccola e disadorna, benché pulita.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Andare a memoria sulle proposte del giorno può mandare in confusione. Vedere alla voce Staff e dotarsi di menù.

Trattoria Pautassi

Trattoria Pautassi
Via Boetti, 21 – Govone (CN)
Tel. 0173 58010
Orario: mer-dom: 19.30/21.15
Ven-dom: 12.30/14.00
Chiuso lunedì e martedì

VOTO FINALE: 7+

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Perfetta per una gita nelle Langhe, la Trattoria Pautassi sorprende (piacevolmente) per i contrasti: l’ambiente è contemporaneo ed elegante, la cucina semplice e tradizionale, la gestione familiare e appassionata. Nel borgo antico di Govone, in un casolare ristrutturato sapientemente, il locale si sviluppa su due piani ampi e luminosi. Arredi essenziali, pavimento in cementine, tavoli che respirano regalando privacy, tovagliette di carta, fronzoli pari a zero. Come a dire: concentratevi sulla cucina. Incantevole la vista sulla Val Tanaro dal terrazzo.

CUCINA [VOTO: 7]

La cucina di Monica Pautassi, la chef che perpetua la tradizione di famiglia, offre esattamente ciò che ti aspetti da una trattoria nel cuore del Roero. I piatti della tradizione gastronomica del territorio, i sapori schietti, gli ingredienti di prima qualità, la preparazione semplice ma accurata. Gli antipasti – battuta di vitellina piemontese, insalata di formaggio raschera con nocciole e sedano, vitello tonnato – sono ben eseguiti anche se non memorabili. A far la differenza, invece, è la pasta fatta in casa, dai tajarin dei 40 tuorli agli gnocchi, ma soprattutto gli agnolotti del plin al burro e rosmarino: pasta tirata alla perfezione, ripieno gustoso ed equilibrato. Tra i secondi primeggia il muscolo al nebbiolo, verace e tenero (non al punto, però, da rendere superfluo il coltello, come promesso dallo staff). In alternativa si possono provare il coniglio, il tortino verde su fonduta di pomodoro, il carpione. Dolci tentatori, soprattutto la specialità della casa, un vero e proprio ossimoro culinario: la cassata alla piemontese, ossia un semifreddo alla ricotta con nocciole di Alba. Il risultato non avvolge come l’originale siculo, ma è apprezzabile lo sforzo di andare oltre i soliti tiramisu e bonet. I vini del territorio non deludono: per un buon consiglio affidarsi a Giacomo, il figlio del titolare.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

L’oste Luis, un gigante barbuto e apparentemente rude, borbotta se aggiungete una persona all’ultimo minuto, ma l’accoglienza è calorosa. In sala regnano cortesia e sorrisi. Qualche lentezza e piccole distrazioni da mettere a punto.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi in linea con la qualità. Si consiglia il menu degustazione a 30 euro.

PIATTO FORTE

Plin, plin e ancora plin.

PIATTO DEBOLE

Lo stracotto al nebbiolo meriterebbe un contorno all’altezza, non le verdurine al vapore.

TOILETTE [VOTO: 8]

Profumato, pulito, attrezzato, con un bellissimo lavabo in pietra.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Un leggero ritocco alle porzioni metterebbe a tacere le buone forchette.

L’Hoste Matto Trattoria

L’Hoste Matto Trattoria
Via Giuseppe Giacosa, 10, Torino
Telefono: 011/2072725
Chiuso sabato a pranzo e domenica

VOTO FINALE: 7,5

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Nella parte di San Salvario non ancora assediata dalla movida sorge da pochi mesi una crisalide destinata a diventare farfalla. I titolari Elena e Giorgio hanno rilevato, mantenendo lo stesso nome, una trattoria che proponeva cucina della tradizione romana. Gli arredi moderni e i decori, giocati sui toni del beige, del castagno e dell’arancio, regalano un’atmosfera intima ed elegante. Completano il delizioso quadretto il parquet scuro a listoni, gli enormi murales floreali, una bici rossa in vetrina, le stelline luminose sul soffitto, il banchetto delle torte.

CUCINA [VOTO: 7]

Allo Chef dell’Hoste Matto spetta il delicato compito di far dimenticare la cucina della precedente gestione, tutt’altro che stellata. Là dove si sfornavano supplì, bucatini alla carbonara e code alla vaccinara, ora si creano piatti di chiara ispirazione piemontese con qualche ammiccamento alle regioni di mare. Esempi? Acciughe verdi allo zenzero con tomini misti e peperoni in bagna caoda, cipolla al forno ripiena, insalata di polipo e patate, tagliolini ai funghi porcini con sfoglie di pancetta, tagliata di fassone. A parte qualche dettaglio da mettere a punto qua e là, i risultati meritano una promozione a pieni voti. Eccellenti la lingua al verde con insalata russa e il flan di zucca con fonduta di raschera e amaretti, superlativi gli agnolotti burro e salvia, convincenti le sarde ripiene servite con la misticanza così come il corallo nero (variante dei fusilli) con seppioline, il polipo alla piastra con cavolo verza marinato, il merluzzo fritto servito con le patate ed una delicata (addirittura troppo) crema di limone. Ricco e ben mantecato il risotto con radicchio gorgonzola e noci, che andrebbe solo tenuto un po’ più al dente. Con i dessert si va sul classico: torta di mele, bonet, crème caramel, tarte tatin. Altre note di merito: le porzioni generose, gli ingredienti freschi, il menu variabile in base alla spesa del giorno.

STAFF [VOTO: 8]

Personale garbato e premuroso, con una propensione al sorriso che fa perdonare qualche lentezza nel servizio.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi adeguati alla qualità: antipasti 7/10 euro, primi 7/9, secondi 11/18.

PIATTO FORTE

La lingua al verde, in accoppiata vincente con l’insalata russa della casa, è così ben cucinata da conquistare anche gli schizzinosi.

PIATTO DEBOLE

Il vitello tonnato si presenta con una carne cotta alla perfezione ma con una salsa troppo poco tonnata e qualche decorazione di troppo (no all’insalatina e al bagnetto verde sul bordo del piatto).

TOILETTE [VOTO: 8]

Nuova, pulita, stilosa, perfettamente in linea con il locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Peccato aver mantenuto il nome Hoste Matto ereditando, su Tripadvisor, le critiche negative della precedente gestione, che finiscono per fare media. Perché non provare a contattare il colosso delle recensioni per chiedere di lasciare on line solo i commenti sulla nuova conduzione?

Osteria Novecento

novecentoOsteria Novecento
Via Issiglio, 20/A – Torino
Tel. 011 3852351
Aperto la sera dalle ore 20

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Il tempo sembra essersi fermato, appunto, nel Novecento, come suggerisce il nome di questa valida osteria lontana dagli sfavillii del centro storico. Gli arredi sono decisamente fuori moda e i colori dominanti (bordeaux, giallo ocra, nero) non aiutano. Riscaldano l’ambiente le candele sui tavoli, le foto in bianco e nero tratte da film celebri, gli scaffali colmi di vini e calici.

CUCINA [VOTO: 8]

Mai fermarsi all’apparenza. Tanto è tradizionale l’atmosfera, quanto è sorprendentemente creativa la cucina. Il classico tomino elettrico, per esempio, qui è un gradevole amuse bouche servito in un vasetto e accompagnato da baci di dama salati e paté di fegatini pollo. Il vitello tonnato, invece, si presenta sotto forma di tenere fette di girello cotte al punto rosa su salsa tonnata impreziosite da polvere di tonno. In alternativa ai tipici primi della cucina piemontese, ecco le ballotte di ricotta di bufala e burro salato, semplici e gustose, o la tagliatella ripiena (avete capito bene, ripiena!) con ragù d’agnello e pecorino sardo, che allieta occhi e palato. Anche i dessert sono all’altezza. Emergono la Coppa Castellana, con crema pasticcera e mele caramellate, e il semifreddo meringato con salsa di ciliegie e more. Il vino sfuso è gradevole ed economico. Ottimi la focaccia e il pane alle patate e alle olive (di produzione propria, come la pasta e i dolci). Nonostante le porzioni un po’ austere, resta la voglia di tornare per provare le altre specialità: dagli gnocchetti di patate rosse con le vongole ai tagliolini con insalata di seppia, dall’ombrina con crema di mais e cipolla rossa al coniglio ripieno di salsiccia e funghi, dal tortino di ricotta con pesche e mandorle al budino alla menta con scaglie di fondente. Slurp.

STAFF [VOTO: 9]

Servizio curato e veloce, personale di un garbo (anch’esso) fuori moda.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7 euro, primi 10, secondi 12, dolci 5. Menu degustazione a 28 euro (pre-antipasto, due antipasti, primo, secondo, dolce).

PIATTO FORTE

La tagliatella ripiena (pasta fresca farcita con patate, menta e rosmarino) farà sognare chi ama il gusto selvatico del ragù d’agnello.

PIATTO DEBOLE

La Coppa Castellana rischia di risultare stucchevole, ma si potrebbe rimediare facilmente giocando con le consistenze.

TOILETTE [VOTO: 6]

Il bagno è in ordine ma permeato da un inspiegabile odore di fumo.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una bella rinfrescata alle pareti e un restyling agli arredi proietterebbero l’Osteria Novecento tra le belle realtà torinesi degli anni Duemila.

La Maison de Marie – bistrot con cucina

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Il dehors della Maison de Marie

La Maison de Marie – bistrot con cucina

Via Garibaldi 18 (cortile centrale) – Torino

Accesso anche da via Bellezia 5 e Via Corte d’Appello 7

Tel. 011 5214875 – 333 8136680

Orario: lu-gio 7.30-20; ve-dom 8-23

 

VOTO FINALE: 6-

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Nella pace di un inaspettato cortile con accesso dalla centralissima via Garibaldi, un piccolo bistrot intimo e accogliente che non sfigurerebbe a Montmartre. Il dehors invita a perdersi in chiacchiere e bevute, anche se la convivenza con un condominio impone qualche regola in più (niente schiamazzi e niente fumo). Chi vuole sentirsi a casa, può accogliere l’invito a togliersi le scarpe e indossare delle pantofole monouso.

CUCINA [VOTO: 5]

Quel dommage! Eh sì, un vero peccato. L’esperienza alla Maison fa pensare proprio a un’occasione mancata. L’atmosfera c’è, le aspettative anche (leggi “bistrot” e pregusti una cenetta alla francese a base di croque monsieur, terrine de foie gras e moules frites). E invece apri il menu e rimani disorientato. Tanti piatti tradizionali della cucina piemontese (il vitello tonnato, la salsiccia di Bra, la carne di fassone in tutte le possibili declinazioni cotte e crude, il bonet…) intervallati da schegge impazzite come le orecchiette pomodoro e basilico, il roastbeef all’inglese, l’insalata greca. A parte poche eccezioni (il cous cous alla marsigliese, la steak hachée, la raclette savoiarda), la Francia si ritrova più nelle parole che nei fatti (gli antipasti si chiamano Entrées, i primi sono le Pates, i menu fissi si chiamano “Cequetuveux” o “Suggestion”). Qua e là fa capolino qualche ingrediente d’Oltralpe (sale di Normandia, mostarda di Dijon, speck alsaziano). Persino il pane sembra lontano dalla vera baguette (ma lì basterebbe cambiare panettiere). E la cucina? Colpa, forse, di una serata sbagliata, ma anche qui il bilancio è deludente. Il vitello tonnato “à l’ancienne” non ha nulla di tonnato (la salsa è poco più che una maionese). Il misto in carpione è annegato in un’incomprensibile salsa. Va meglio quando si torna alla Francia: il cous cous alla marsigliese non è male, i formaggi caprini sono invitanti e ben accompagnati da miele d’acacia e marmellata di cipolle, il bordeaux servito a calice è godibile.

STAFF [VOTO: 7]

Il servizio ai tavoli è gestito con efficienza da una francese deliziosa, tutta sorrisi ed erre moscia.

PREZZI [VOTO: 5]

Il rapporto qualità/prezzo non torna. Se poi lo sconto a cui si ha diritto prenotando tramite The Fork viene assorbito da un errore nel conto (che può capitare, ma sarebbe meglio di no), allora diventa dura arrivare alla sufficienza.

PIATTO FORTE

Ancora da scoprire.

PIATTO DEBOLE

La carpionata di pollo e zucchine fritte è totalmente fuori tema.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno piccolo, disordinato, senza carta per asciugarsi.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Dare al locale un’identità riconoscibile. Apri un bistrot? Proponi la cucina francese. C’est facile!

Ristorante La Piola

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La Piola di Piazza Rebaudengo

Ristorante La Piola

Piazza Conti di Rebaudengo, 7 – Torino

Tel. 011 2050315 – 393 4723384

 

VOTO FINALE: 6 ½

 

ATMOSFERA [VOTO: 6 ½ ]

Oh basta là! Chi l’avrebbe mai detto che un anonimo porticato di piazza Rebaudengo, a cinque minuti dall’imbocco dell’autostrada per Milano, potesse ospitare un ristorantino che su Tripadvisor vanta un gradimento da far morire d’invidia il Cambio? Ma, soprattutto, chi avrebbe mai pensato di trovare un angolo di Piemonte verace in un quartiere multietnico? Il locale si sviluppa su due livelli più seminterrato, i colori sono forti, gli arredi retrò, ma l’insieme risulta discretamente gradevole.

CUCINA [VOTO: 6/7]

Menu “gnanca a parlene”. Arrivi, ti siedi e, tempo trenta secondi, il titolare fa sfilare sotto il tuo naso gli antipasti della casa. L’impronta è piemontese, come per il resto delle portate. La qualità non manca, la creatività andrebbe invece coltivata: in una tranquilla serata estiva, la proposta più ardita è l’aspic (a dirla tutta, sarebbe ardita se indossassimo ancora le felpe della Best Company o i jeans Americanino). Il resto scorre via tra una frittata di zucchine e un’insalata di prosciutto e sedano, tra un tomino con salsa di acciughe e i peperoni scottati. Tutto buono, per carità, ma non al punto da lasciare il segno. I due primi del giorno (trofie al pesto con fagiolini e patate e tajarin con acciughe, pomodorini e capperi) sono abbondanti e ben cucinati. Anche i dolci sono due di numero (bavarese e torta al cocco). Caffè preparato con la classica Moka. Buon barbera della casa.

STAFF [VOTO: 7]

Preparatevi ad un “one man show” e portatevi un vocabolario piemontese-italiano. Munsiù Mario (un simpatico ragazzone originario di Fossano) gestisce la piola con piglio e affabilità. E parla (parecchio) quasi sempre in dialetto.

PREZZI [VOTO: 6]

In assenza di una carta, i prezzi sono una sorpresa. 25 euro a testa per una degustazione di antipasti, un primo e un barbera della casa? “Esageruma nen” (per dirla alla Mario).

PIATTO FORTE

I tajarin sono fatti a mano dalla mamma del titolare e si sente. In più, sono ben conditi.

PIATTO DEBOLE

I dessert meriterebbero maggiore varietà e fantasia.

TOILETTE [VOTO: 5]

Bagno piuttosto grezzo con servizi alla turca. Sapone per le mani non pervenuto.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Anche scritto a mano su una carta da formaggio, il menu con portate e prezzi non dovrebbe mancare mai.

Ristorante Consorzio

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Ristorante Consorzio

Ristorante Consorzio

Via Monte di Pietà, 23

10122 Torino

Tel. 011 2767661

Chiuso sabato a pranzo e la domenica

 

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 7 ½ ]

Il Consorzio a Torino è ormai un’istituzione e chi vuol essere à la page non può esimersi dal frequentarlo. La sua fama ha oltrepassato i confini piemontesi e le sue qualità sono state celebrate da riviste blasonate e recensori sopraffini. L’ambiente è informale, genere rustico-fighetto, ma molto accogliente: due sale dai colori caldi, pareti e sedie scrostati, pavimento in finto ciottolato, tovaglie a righe bianche e rosse. Prenotare per tempo e armarsi di santa pazienza per il parcheggio (siamo in pieno centro, tra piazza Castello e il Quadrilatero).

CUCINA [VOTO: 8 ½ ]

Al Consorzio non si può proprio rimproverare nulla, se non qualche ritrosia nelle porzioni. Sono bravi. E hanno scelto una formula vincente, supportata dalla qualità dei presidi Slowfood: la cucina piemontese rivisitata con estro e, talvolta, coraggio. Perché ci vuole coraggio a proporre con qualche sapiente variazione i piatti poveri di un tempo, quando non si buttava via niente, nemmeno le interiora degli animali. Ecco, allora, accanto ai classici come le Acciughe (con la A maiuscola) e la Cruda (da non perdere!), piatti insoliti come il capunet con midollo affumicato, il polpo alla griglia e cervella, l’animella con le mandorle, il brodo di gallina con tartufo nero e rosso d’uovo. Nemmeno i primi deludono per fantasia negli accostamenti e cura nella preparazione:  gnocchi con fontina e pere, ravioli di finanziera, risotto ai profumi d’acciuga con purea di cipolle e chips di rapa rossa, raviolo aperto con pernice, capesante e scorza bianca. E poi lo strepitoso agnolotto “gobbo”, da non intendere come juventino ma come specialità astigiana con ripieno di suino, vitello e coniglio. La carta dei secondi alterna piatti più scontati (il brasato di fassone al Ruché, il maialino con millefoglie di patate e cipollotti, la costata di bue) ad altri meno convenzionali come il pollo tonchese croccante o il piccione (gulp!) ripieno di foie gras al Porto. Per chiudere in bellezza, una selezione di dolci dalle descrizioni intriganti: pan brioche caramellato con gelato al latte bruciato, tris di panne cotte, bombette di cioccolato, zabaione e crema, crema di mascarpone con savoiardi, bavarese di (aprite bene le orecchie!) finocchio, gelato alla mela, sedano e finocchini dell’astigiano, “Bicerin” (cioccolata, caffè e crema di latte), pera arrostita con toffee, calvados, biscotto alle mandorle e gelato al fieno. Carta dei vini ricca con integrazione di birre e distillati.

STAFF [VOTO: 6/7 ]

Agli esordi lo staff era molto cerimonioso e attento. Oggi (colpa del successo, che fa montare la testa?) è gentile a fasi alterne, discretamente premuroso, talvolta lento.

PREZZI [VOTO: 7]

Il conto è leggermente più salato che altrove ma, diciamolo, anche l’asticella della qualità è più alta che altrove. Antipasti 9/13, primi 11/15, secondi 14/18, dolci 6/8.

PIATTO FORTE

A furor di popolo, l’uovo croccante servito con spinaci, fonduta di cheddar e pancetta croccante.

PIATTO DEBOLE

Non pervenuto.

TOILETTE [VOTO: 7]

Ordinata e in stile meno tradizionale del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Basta con le mattonelle di ardesia utilizzate al posto dei piatti. Sono tanto belle a vedersi, ma assai scomode sia per i commensali che per i camerieri, che non sanno mai da che parte sollevarle.

Trattoria La Madia

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Trattoria La Madia

Corso Quintino Sella, 85/a – Torino

Tel. 011 8190028

Chiuso il sabato a pranzo e lunedì tutto il giorno

VOTO FINALE: 7/8

ATMOSFERA [VOTO: 8] 

In zona “Torino bene”, un locale piccolo e accogliente a cui la definizione di trattoria sta decisamente stretta. Atmosfera semplice ma elegante, colori tenui, tovagliato di qualità. E ovviamente una madia a dominare dall’alto la sala e i commensali. Piccolo dehor estivo su corso Sella. Chi non prenota per tempo non mangia.

CUCINA [VOTO: 8 ½ ] 

La cucina dello chef Ded Gaci è moderna, sperimentale, con la giusta dose di maestria e fantasia negli accostamenti di sapori e nella presentazione dei piatti. Il menu, ricco e completo, di recente è stato riorganizzato in tre sottomenu: i classici della tradizione piemontese, i piatti a base di pesce e le proposte che il personale di sala definisce “divertenti”. L’amuse-bouche servito per solleticare l’appetito (salsiccia di pelaverga con pancetta e vino, parmigiana scomposta, polpo affogato in salsa al nero di seppia…) è già un buon biglietto da visita per lo chef. Si può proseguire con il vitello tonnato realizzato con la ricetta tradizionale, anche se vale più la pena provare il baccalà in due maniere, soprattutto quello mantecato. In alternativa, la battuta di fassone, l’uovo con fonduta di raschera, la lingua brasata, la scaloppa di foie gras. Chi propende per i primi di pesce non può perdere i fusilli a mano con vongole e calamari o gli spaghetti con cozze, acciughe e pane nero. Gli ottimi plin ripieni di faraona sono penalizzati da un condimento fin troppo delicato. Qualche esitazione anche sui risotti: quello con gamberi, burrata e basilico è ottimamente eseguito, mentre quello al baccalà con pomodoro confit ha poco carattere. Molto ben eseguiti il polpo tostato alle nocciole con purea di castagne, la tartra di cipolle, la millefoglie con carciofi e capesante. Non mancano secondi audaci come la sella di maialino laccato al miele e nocciole, il petto d’anatra con cacao e mela arrosto, persino le lumache e il piccione glassato. Tra i dolci si distingue la meringa di zabaione sifonato e ghiacciato con azoto liquido, esempio di ricetta semplice realizzata con estro. Il Piemonte in bicchiere con cinque strati di dolci regionali (bonet, panna cotta, amaretti, zabaione, ganasce di cioccolato) è un’altra idea geniale, anche se il cacao finisce per coprire gli altri sapori.

STAFF [VOTO: 7]  

Le ragazze dello staff sembrano uscite dal favoloso mondo di Amélie, ma risultano comunque cortesi e premurose. Margini di miglioramento nel servizio, talvolta lento. 

PREZZI [VOTO: 7] 

Il conto è da ristorante più che da trattoria, ma proporzionato alla qualità. Antipasti 10-14, primi 10-12, secondi 16-20. Dolci decisamente “salati” (anche 7-8 euro).

PIATTO FORTE

Gli amanti delle frattaglie impazziranno per gli agnolotti di zucca e amaretti con ragù di fegatini. 

PIATTO DEBOLE 

L’agnello al forno è molto tenero, ma risulta insipido. 

TOILETTE [VOTO: 8] 

Pulita, profumata, in ordine.

CONSIGLIO NON RICHIESTO 

Sostituire i tovaglioli scegliendo tessuti meno scivolosi per evitare che i clienti passino la serata a raccoglierli da terra.