Il Chiosco dello Zoo

Il Chiosco dello Zoo

Via Bava 30/G – Torino

Tel. 346 7470782

Chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 7/8

ATMOSFERA [VOTO: 7 ½ ]

In piena Vanchiglia, un luminoso ristorante di pesce da una trentina di coperti, tirato a lucido (altro che chiosco!) e arredato con sobrietà. Unici vezzi, un paio di biciclette in esposizione, una zona relax con sofà, grandi tubi d’aspirazione a vista. Il pavimento in porfido, di grande impatto, dà la sensazione di cenare all’aperto (e infatti raffredda un po’ l’atmosfera).  La bellissima cucina a vista consente di curiosare e carpire i trucchi del mestiere. Cosa c’entra tutto questo con lo Zoo? È una lunga storia, domandare allo Chef.

CUCINA [VOTO: 8]

Al Chiosco va in scena un vero e proprio “one man show”. In cucina Alberto fa tutto da solo con un autocontrollo invidiabile, riuscendo anche a trovare il tempo per dare il benvenuto, scambiare due parole, illustrare il menu degustazione del giorno, consigliare i vini. Il cliente, magari spiazzato dalla formula a sorpresa, non deve far altro che domare l’ansia e abbandonarsi alle cure dello Chef, ai sapori raffinati dei suoi piatti, alle sue presentazioni fantasiose. Si comincia con un paio di antipasti: che sia il polpo con nocciole e confettura di fichi oppure l’aguglia alla eoliana, o ancora il pesce spada tonnato o il polpo ubriaco con polenta, il risultato non cambia: promosso! Poi è la volta del primo: la spaghettata cacio, pepe e alici è pura gioia, i tonnarelli con bottarga e alici conquistano una forchettata dopo l’altra. Con il secondo – tonno scottato servito con insalatina o con composta di mele cotogne – lo Chef rischia di meno ma conferma le sue qualità. Scivolone sul dessert: i cannoli siciliani, unica proposta della serata, non sono di produzione propria.

STAFF [VOTO: 8]

Qualche lentezza nel servizio non è niente se si conta che ai fornelli c’è un solo uomo. La ragazza in sala sa affrontare la timidezza con il sorriso ed è gentile e premurosa.

PREZZI [VOTO: 7 ½ ]

Il menu con due contorni, primo e secondo vale tutti i suoi 25 euro. A questi vanno aggiunti i vini (in assenza di una carta, vengono elencate a voce due fasce di prezzi: 15/20 euro) e il dessert.

PIATTO FORTE

L’idea di “tonnare” il pesce spada vince facile.

PIATTO DEBOLE

Il tonno scottato fatica a trovare il giusto accompagnamento: l’insalata è eccessivamente salata, la composta di mele cotogne è quasi insapore.

TOILETTE [VOTO: 8]

Antibagno stiloso e bagno minimal. Ordine e pulizia ovunque.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Non uno ma due: applicarsi di più sui dolci e attrezzarsi per il pagamento con carta e bancomat.

L’Hoste Matto Trattoria

L’Hoste Matto Trattoria
Via Giuseppe Giacosa, 10, Torino
Telefono: 011/2072725
Chiuso sabato a pranzo e domenica

VOTO FINALE: 7,5

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Nella parte di San Salvario non ancora assediata dalla movida sorge da pochi mesi una crisalide destinata a diventare farfalla. I titolari Elena e Giorgio hanno rilevato, mantenendo lo stesso nome, una trattoria che proponeva cucina della tradizione romana. Gli arredi moderni e i decori, giocati sui toni del beige, del castagno e dell’arancio, regalano un’atmosfera intima ed elegante. Completano il delizioso quadretto il parquet scuro a listoni, gli enormi murales floreali, una bici rossa in vetrina, le stelline luminose sul soffitto, il banchetto delle torte.

CUCINA [VOTO: 7]

Allo Chef dell’Hoste Matto spetta il delicato compito di far dimenticare la cucina della precedente gestione, tutt’altro che stellata. Là dove si sfornavano supplì, bucatini alla carbonara e code alla vaccinara, ora si creano piatti di chiara ispirazione piemontese con qualche ammiccamento alle regioni di mare. Esempi? Acciughe verdi allo zenzero con tomini misti e peperoni in bagna caoda, cipolla al forno ripiena, insalata di polipo e patate, tagliolini ai funghi porcini con sfoglie di pancetta, tagliata di fassone. A parte qualche dettaglio da mettere a punto qua e là, i risultati meritano una promozione a pieni voti. Eccellenti la lingua al verde con insalata russa e il flan di zucca con fonduta di raschera e amaretti, superlativi gli agnolotti burro e salvia, convincenti le sarde ripiene servite con la misticanza così come il corallo nero (variante dei fusilli) con seppioline, il polipo alla piastra con cavolo verza marinato, il merluzzo fritto servito con le patate ed una delicata (addirittura troppo) crema di limone. Ricco e ben mantecato il risotto con radicchio gorgonzola e noci, che andrebbe solo tenuto un po’ più al dente. Con i dessert si va sul classico: torta di mele, bonet, crème caramel, tarte tatin. Altre note di merito: le porzioni generose, gli ingredienti freschi, il menu variabile in base alla spesa del giorno.

STAFF [VOTO: 8]

Personale garbato e premuroso, con una propensione al sorriso che fa perdonare qualche lentezza nel servizio.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi adeguati alla qualità: antipasti 7/10 euro, primi 7/9, secondi 11/18.

PIATTO FORTE

La lingua al verde, in accoppiata vincente con l’insalata russa della casa, è così ben cucinata da conquistare anche gli schizzinosi.

PIATTO DEBOLE

Il vitello tonnato si presenta con una carne cotta alla perfezione ma con una salsa troppo poco tonnata e qualche decorazione di troppo (no all’insalatina e al bagnetto verde sul bordo del piatto).

TOILETTE [VOTO: 8]

Nuova, pulita, stilosa, perfettamente in linea con il locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Peccato aver mantenuto il nome Hoste Matto ereditando, su Tripadvisor, le critiche negative della precedente gestione, che finiscono per fare media. Perché non provare a contattare il colosso delle recensioni per chiedere di lasciare on line solo i commenti sulla nuova conduzione?

Sovietniko – Cucina sovietica in rivoluzione

Sovietniko – Cucina sovietica in rivoluzione
Via Cibrario, 9
Tel. 011 0712118
Orario: lun-mar-giov 11-15,30; 17,30-20
Mer-ven 11-15,30; 17,30-22. Sab 10-15

VOTO FINALE: 6+

ATMOSFERA [VOTO: 7]

La glasnost tra Italia e Russia si celebra in una cucina di piazza Statuto. Qui sorge da qualche tempo la “prima gastronomia sovietica di Torino”. Varcata la soglia, pare di essere scesi nella metropolitana di Mosca grazie a una magnifica foto a tutta parete. I nostalgici di Lenin potranno rifocillarsi ammirandone il faccione. Gli arredi sono essenziali, l’atmosfera informale, l’accoglienza calorosa quanto la steppa siberiana.

CUCINA [VOTO: 6-]

A parlare del Sovietniko si rischia subito di passare per provinciali. Ma una cosa va detta: un palato abituato alle meraviglie della cucina italiana fatica assai ad apprezzare i piatti tipici della tradizione sovietica. Per uno spuntino, l’esperienza della gastronomia etnica può essere divertente. E allora vai di aringa in pelliccia, insalata russa (che è ben lontana da quella a cui siamo abituati), blinj con salmone e caviale, zuppe vegetali, riso uzbeco, salamini con crauti. Però…. Da qui a parlare di piaceri della tavola ce ne passa. Non fraintendiamo, alcuni piatti sono davvero gradevoli: vedi l’insalata mimosa con riso e salmone, i ravioli di ricotta con panna acida, l’immancabile Gulash. Altri scivolano via senza lode e senza infamia (le polpette di grano saraceno, l’insalata vinegrette di patate carote barbabietole, l’insalata di verza). L’aneto impera in ogni pietanza. Da provare le birre russe, ceche e polacche.

STAFF [VOTO: 5]

Il servizio necessiterebbe di una perestrojka. Va bene la modalità self service, va bene che il cliente debba apparecchiare e sparecchiare. Tuttavia, un pizzico di collaborazione in più da parte dello staff non guasterebbe. E qualche sorriso, suvvia, siete nel paese del sole!

PREZZI [VOTO: 6 ½ ]

Con le combinazioni primo+secondo o primo+contorno si resta sotto i 10 euro. Menù studenti a 7 euro.

PIATTO FORTE

Neanche a dirlo, il Gulash.

PIATTO DEBOLE

Le insalate, in generale, risultano anonime.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno spartano, clima da guerra fredda.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Rivedere la formula del servizio, fa tanto mensa aziendale. Spasibo!

Osteria Novecento

novecentoOsteria Novecento
Via Issiglio, 20/A – Torino
Tel. 011 3852351
Aperto la sera dalle ore 20

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Il tempo sembra essersi fermato, appunto, nel Novecento, come suggerisce il nome di questa valida osteria lontana dagli sfavillii del centro storico. Gli arredi sono decisamente fuori moda e i colori dominanti (bordeaux, giallo ocra, nero) non aiutano. Riscaldano l’ambiente le candele sui tavoli, le foto in bianco e nero tratte da film celebri, gli scaffali colmi di vini e calici.

CUCINA [VOTO: 8]

Mai fermarsi all’apparenza. Tanto è tradizionale l’atmosfera, quanto è sorprendentemente creativa la cucina. Il classico tomino elettrico, per esempio, qui è un gradevole amuse bouche servito in un vasetto e accompagnato da baci di dama salati e paté di fegatini pollo. Il vitello tonnato, invece, si presenta sotto forma di tenere fette di girello cotte al punto rosa su salsa tonnata impreziosite da polvere di tonno. In alternativa ai tipici primi della cucina piemontese, ecco le ballotte di ricotta di bufala e burro salato, semplici e gustose, o la tagliatella ripiena (avete capito bene, ripiena!) con ragù d’agnello e pecorino sardo, che allieta occhi e palato. Anche i dessert sono all’altezza. Emergono la Coppa Castellana, con crema pasticcera e mele caramellate, e il semifreddo meringato con salsa di ciliegie e more. Il vino sfuso è gradevole ed economico. Ottimi la focaccia e il pane alle patate e alle olive (di produzione propria, come la pasta e i dolci). Nonostante le porzioni un po’ austere, resta la voglia di tornare per provare le altre specialità: dagli gnocchetti di patate rosse con le vongole ai tagliolini con insalata di seppia, dall’ombrina con crema di mais e cipolla rossa al coniglio ripieno di salsiccia e funghi, dal tortino di ricotta con pesche e mandorle al budino alla menta con scaglie di fondente. Slurp.

STAFF [VOTO: 9]

Servizio curato e veloce, personale di un garbo (anch’esso) fuori moda.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7 euro, primi 10, secondi 12, dolci 5. Menu degustazione a 28 euro (pre-antipasto, due antipasti, primo, secondo, dolce).

PIATTO FORTE

La tagliatella ripiena (pasta fresca farcita con patate, menta e rosmarino) farà sognare chi ama il gusto selvatico del ragù d’agnello.

PIATTO DEBOLE

La Coppa Castellana rischia di risultare stucchevole, ma si potrebbe rimediare facilmente giocando con le consistenze.

TOILETTE [VOTO: 6]

Il bagno è in ordine ma permeato da un inspiegabile odore di fumo.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una bella rinfrescata alle pareti e un restyling agli arredi proietterebbero l’Osteria Novecento tra le belle realtà torinesi degli anni Duemila.

La Maison de Marie – bistrot con cucina

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Il dehors della Maison de Marie

La Maison de Marie – bistrot con cucina

Via Garibaldi 18 (cortile centrale) – Torino

Accesso anche da via Bellezia 5 e Via Corte d’Appello 7

Tel. 011 5214875 – 333 8136680

Orario: lu-gio 7.30-20; ve-dom 8-23

 

VOTO FINALE: 6-

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Nella pace di un inaspettato cortile con accesso dalla centralissima via Garibaldi, un piccolo bistrot intimo e accogliente che non sfigurerebbe a Montmartre. Il dehors invita a perdersi in chiacchiere e bevute, anche se la convivenza con un condominio impone qualche regola in più (niente schiamazzi e niente fumo). Chi vuole sentirsi a casa, può accogliere l’invito a togliersi le scarpe e indossare delle pantofole monouso.

CUCINA [VOTO: 5]

Quel dommage! Eh sì, un vero peccato. L’esperienza alla Maison fa pensare proprio a un’occasione mancata. L’atmosfera c’è, le aspettative anche (leggi “bistrot” e pregusti una cenetta alla francese a base di croque monsieur, terrine de foie gras e moules frites). E invece apri il menu e rimani disorientato. Tanti piatti tradizionali della cucina piemontese (il vitello tonnato, la salsiccia di Bra, la carne di fassone in tutte le possibili declinazioni cotte e crude, il bonet…) intervallati da schegge impazzite come le orecchiette pomodoro e basilico, il roastbeef all’inglese, l’insalata greca. A parte poche eccezioni (il cous cous alla marsigliese, la steak hachée, la raclette savoiarda), la Francia si ritrova più nelle parole che nei fatti (gli antipasti si chiamano Entrées, i primi sono le Pates, i menu fissi si chiamano “Cequetuveux” o “Suggestion”). Qua e là fa capolino qualche ingrediente d’Oltralpe (sale di Normandia, mostarda di Dijon, speck alsaziano). Persino il pane sembra lontano dalla vera baguette (ma lì basterebbe cambiare panettiere). E la cucina? Colpa, forse, di una serata sbagliata, ma anche qui il bilancio è deludente. Il vitello tonnato “à l’ancienne” non ha nulla di tonnato (la salsa è poco più che una maionese). Il misto in carpione è annegato in un’incomprensibile salsa. Va meglio quando si torna alla Francia: il cous cous alla marsigliese non è male, i formaggi caprini sono invitanti e ben accompagnati da miele d’acacia e marmellata di cipolle, il bordeaux servito a calice è godibile.

STAFF [VOTO: 7]

Il servizio ai tavoli è gestito con efficienza da una francese deliziosa, tutta sorrisi ed erre moscia.

PREZZI [VOTO: 5]

Il rapporto qualità/prezzo non torna. Se poi lo sconto a cui si ha diritto prenotando tramite The Fork viene assorbito da un errore nel conto (che può capitare, ma sarebbe meglio di no), allora diventa dura arrivare alla sufficienza.

PIATTO FORTE

Ancora da scoprire.

PIATTO DEBOLE

La carpionata di pollo e zucchine fritte è totalmente fuori tema.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno piccolo, disordinato, senza carta per asciugarsi.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Dare al locale un’identità riconoscibile. Apri un bistrot? Proponi la cucina francese. C’est facile!

Ristorante La Piola

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La Piola di Piazza Rebaudengo

Ristorante La Piola

Piazza Conti di Rebaudengo, 7 – Torino

Tel. 011 2050315 – 393 4723384

 

VOTO FINALE: 6 ½

 

ATMOSFERA [VOTO: 6 ½ ]

Oh basta là! Chi l’avrebbe mai detto che un anonimo porticato di piazza Rebaudengo, a cinque minuti dall’imbocco dell’autostrada per Milano, potesse ospitare un ristorantino che su Tripadvisor vanta un gradimento da far morire d’invidia il Cambio? Ma, soprattutto, chi avrebbe mai pensato di trovare un angolo di Piemonte verace in un quartiere multietnico? Il locale si sviluppa su due livelli più seminterrato, i colori sono forti, gli arredi retrò, ma l’insieme risulta discretamente gradevole.

CUCINA [VOTO: 6/7]

Menu “gnanca a parlene”. Arrivi, ti siedi e, tempo trenta secondi, il titolare fa sfilare sotto il tuo naso gli antipasti della casa. L’impronta è piemontese, come per il resto delle portate. La qualità non manca, la creatività andrebbe invece coltivata: in una tranquilla serata estiva, la proposta più ardita è l’aspic (a dirla tutta, sarebbe ardita se indossassimo ancora le felpe della Best Company o i jeans Americanino). Il resto scorre via tra una frittata di zucchine e un’insalata di prosciutto e sedano, tra un tomino con salsa di acciughe e i peperoni scottati. Tutto buono, per carità, ma non al punto da lasciare il segno. I due primi del giorno (trofie al pesto con fagiolini e patate e tajarin con acciughe, pomodorini e capperi) sono abbondanti e ben cucinati. Anche i dolci sono due di numero (bavarese e torta al cocco). Caffè preparato con la classica Moka. Buon barbera della casa.

STAFF [VOTO: 7]

Preparatevi ad un “one man show” e portatevi un vocabolario piemontese-italiano. Munsiù Mario (un simpatico ragazzone originario di Fossano) gestisce la piola con piglio e affabilità. E parla (parecchio) quasi sempre in dialetto.

PREZZI [VOTO: 6]

In assenza di una carta, i prezzi sono una sorpresa. 25 euro a testa per una degustazione di antipasti, un primo e un barbera della casa? “Esageruma nen” (per dirla alla Mario).

PIATTO FORTE

I tajarin sono fatti a mano dalla mamma del titolare e si sente. In più, sono ben conditi.

PIATTO DEBOLE

I dessert meriterebbero maggiore varietà e fantasia.

TOILETTE [VOTO: 5]

Bagno piuttosto grezzo con servizi alla turca. Sapone per le mani non pervenuto.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Anche scritto a mano su una carta da formaggio, il menu con portate e prezzi non dovrebbe mancare mai.

Ristorante Consorzio

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Ristorante Consorzio

Ristorante Consorzio

Via Monte di Pietà, 23

10122 Torino

Tel. 011 2767661

Chiuso sabato a pranzo e la domenica

 

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 7 ½ ]

Il Consorzio a Torino è ormai un’istituzione e chi vuol essere à la page non può esimersi dal frequentarlo. La sua fama ha oltrepassato i confini piemontesi e le sue qualità sono state celebrate da riviste blasonate e recensori sopraffini. L’ambiente è informale, genere rustico-fighetto, ma molto accogliente: due sale dai colori caldi, pareti e sedie scrostati, pavimento in finto ciottolato, tovaglie a righe bianche e rosse. Prenotare per tempo e armarsi di santa pazienza per il parcheggio (siamo in pieno centro, tra piazza Castello e il Quadrilatero).

CUCINA [VOTO: 8 ½ ]

Al Consorzio non si può proprio rimproverare nulla, se non qualche ritrosia nelle porzioni. Sono bravi. E hanno scelto una formula vincente, supportata dalla qualità dei presidi Slowfood: la cucina piemontese rivisitata con estro e, talvolta, coraggio. Perché ci vuole coraggio a proporre con qualche sapiente variazione i piatti poveri di un tempo, quando non si buttava via niente, nemmeno le interiora degli animali. Ecco, allora, accanto ai classici come le Acciughe (con la A maiuscola) e la Cruda (da non perdere!), piatti insoliti come il capunet con midollo affumicato, il polpo alla griglia e cervella, l’animella con le mandorle, il brodo di gallina con tartufo nero e rosso d’uovo. Nemmeno i primi deludono per fantasia negli accostamenti e cura nella preparazione:  gnocchi con fontina e pere, ravioli di finanziera, risotto ai profumi d’acciuga con purea di cipolle e chips di rapa rossa, raviolo aperto con pernice, capesante e scorza bianca. E poi lo strepitoso agnolotto “gobbo”, da non intendere come juventino ma come specialità astigiana con ripieno di suino, vitello e coniglio. La carta dei secondi alterna piatti più scontati (il brasato di fassone al Ruché, il maialino con millefoglie di patate e cipollotti, la costata di bue) ad altri meno convenzionali come il pollo tonchese croccante o il piccione (gulp!) ripieno di foie gras al Porto. Per chiudere in bellezza, una selezione di dolci dalle descrizioni intriganti: pan brioche caramellato con gelato al latte bruciato, tris di panne cotte, bombette di cioccolato, zabaione e crema, crema di mascarpone con savoiardi, bavarese di (aprite bene le orecchie!) finocchio, gelato alla mela, sedano e finocchini dell’astigiano, “Bicerin” (cioccolata, caffè e crema di latte), pera arrostita con toffee, calvados, biscotto alle mandorle e gelato al fieno. Carta dei vini ricca con integrazione di birre e distillati.

STAFF [VOTO: 6/7 ]

Agli esordi lo staff era molto cerimonioso e attento. Oggi (colpa del successo, che fa montare la testa?) è gentile a fasi alterne, discretamente premuroso, talvolta lento.

PREZZI [VOTO: 7]

Il conto è leggermente più salato che altrove ma, diciamolo, anche l’asticella della qualità è più alta che altrove. Antipasti 9/13, primi 11/15, secondi 14/18, dolci 6/8.

PIATTO FORTE

A furor di popolo, l’uovo croccante servito con spinaci, fonduta di cheddar e pancetta croccante.

PIATTO DEBOLE

Non pervenuto.

TOILETTE [VOTO: 7]

Ordinata e in stile meno tradizionale del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Basta con le mattonelle di ardesia utilizzate al posto dei piatti. Sono tanto belle a vedersi, ma assai scomode sia per i commensali che per i camerieri, che non sanno mai da che parte sollevarle.

Vinolento

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Vinolento

Vinolento

Via Corte d’Appello, 13, Torino

Tel. 011 1950 8801

Orari: aperti dal martedì alla domenica con orario continuato da pranzo a tarda sera

VOTO FINALE: 7

 

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Finalmente una bella novità nel quadrilatero romano, dove le proposte non mancano, ma la qualità spesso latita. Al Vinolento – già il nome predispone a serate alcoliche di gran relax – tutto sa di nuovo e pulito (l’apertura risale a dicembre 2014). Pareti chiare, soffitti a volta, arredi minimal (fin troppo), tavoli e scaffalature in legno e metallo, bella musica in sottofondo. Il risultato è piacevole anche se un tantino freddo. Basterebbe ridipingere le pareti con tonalità più avvolgenti e coprire la ceramica con un parquet. Aperti di domenica sera, evviva!

CUCINA [VOTO: 7 ½ ]

Per essere un locale che si propone come cantina con cucina, lo chef fa la sua bella figura. Il menu offre poche portate, ma si apprezza la ricerca dell’ingrediente insolito, dell’accostamento inaspettato. Tra gli antipasti, per esempio, lo squisito sformato di fromage Bleu al Porto con composta di cipolle rosse, la sfiziosa insalata di aringa con finocchio e arancia, il ghiotto tomino al cartoccio con miele e frutta secca, il timballo di melanzane e cuore di grano, l’insalatina con tarassaco, valerianella, mele e caprino. Anche i primi tentano nuove strade: crema di crescione con uovo poché, tagliatelle cozze e mandorle al curry, ravioli ai carciofi impreziositi da carciofi impanati e croccanti (ottimi!). Più conservativi i secondi: stracotto di vitello, spiedino alla messinese, pollo croccante al sesamo e miele, baccalà mantecato su polenta. Sui dolci, invece, occorre lavorare: il crumble alle fragole ne esce senza lode e senza infamia, lo strudel di mele con zabaione è in porzione troppo mignon per poter essere apprezzato, la marquise al caffè è fresca e piacevole ma par di mangiare una granita. Simpatici e golosi gli appetizers in stile tapas (pane burro e acciuga, tomini rucola e pistacchio, pinzimonio, spiedini salsiccia e rape). Il top è la caponatina. La cantina offre quasi 300 etichette diverse. Particolare attenzione ai piccoli produttori, ai vini naturali, da viticoltura biologica e pratiche biodinamiche.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

A gestire il traffico, un ragazzo simpatico e appassionato, che si sofferma a conversare con i clienti e raccontare piatti e vini. Il servizio, acerbo e molto informale, ogni tanto rallenta o scivola sui dettagli.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7,50 euro, primi 8,50, secondi 12, dolci 4,50. Appetizers tra i 2 e i 4 euro. Volendo, menu degustazione a 30 euro. A pranzo, anche primi in mezza porzione a 4,50 euro.

PIATTO FORTE

Le sarde alla beccafico meritano un inchino: impanatura croccante, perfetta dose di ingredienti, contorno azzeccato (chips di patate vitelotte, dall’inconfondibile colore violetto).

PIATTO DEBOLE

Il muffin salato è una nota stonata tra gli stuzzichevoli appetizers.

TOILETTE [VOTO: 8]

Pulita, ordinata, nuova di zecca.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Intervenire sulla parte debole del menu: i dessert.

Trattoria La Madia

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Trattoria La Madia

Corso Quintino Sella, 85/a – Torino

Tel. 011 8190028

Chiuso il sabato a pranzo e lunedì tutto il giorno

VOTO FINALE: 7/8

ATMOSFERA [VOTO: 8] 

In zona “Torino bene”, un locale piccolo e accogliente a cui la definizione di trattoria sta decisamente stretta. Atmosfera semplice ma elegante, colori tenui, tovagliato di qualità. E ovviamente una madia a dominare dall’alto la sala e i commensali. Piccolo dehor estivo su corso Sella. Chi non prenota per tempo non mangia.

CUCINA [VOTO: 8 ½ ] 

La cucina dello chef Ded Gaci è moderna, sperimentale, con la giusta dose di maestria e fantasia negli accostamenti di sapori e nella presentazione dei piatti. Il menu, ricco e completo, di recente è stato riorganizzato in tre sottomenu: i classici della tradizione piemontese, i piatti a base di pesce e le proposte che il personale di sala definisce “divertenti”. L’amuse-bouche servito per solleticare l’appetito (salsiccia di pelaverga con pancetta e vino, parmigiana scomposta, polpo affogato in salsa al nero di seppia…) è già un buon biglietto da visita per lo chef. Si può proseguire con il vitello tonnato realizzato con la ricetta tradizionale, anche se vale più la pena provare il baccalà in due maniere, soprattutto quello mantecato. In alternativa, la battuta di fassone, l’uovo con fonduta di raschera, la lingua brasata, la scaloppa di foie gras. Chi propende per i primi di pesce non può perdere i fusilli a mano con vongole e calamari o gli spaghetti con cozze, acciughe e pane nero. Gli ottimi plin ripieni di faraona sono penalizzati da un condimento fin troppo delicato. Qualche esitazione anche sui risotti: quello con gamberi, burrata e basilico è ottimamente eseguito, mentre quello al baccalà con pomodoro confit ha poco carattere. Molto ben eseguiti il polpo tostato alle nocciole con purea di castagne, la tartra di cipolle, la millefoglie con carciofi e capesante. Non mancano secondi audaci come la sella di maialino laccato al miele e nocciole, il petto d’anatra con cacao e mela arrosto, persino le lumache e il piccione glassato. Tra i dolci si distingue la meringa di zabaione sifonato e ghiacciato con azoto liquido, esempio di ricetta semplice realizzata con estro. Il Piemonte in bicchiere con cinque strati di dolci regionali (bonet, panna cotta, amaretti, zabaione, ganasce di cioccolato) è un’altra idea geniale, anche se il cacao finisce per coprire gli altri sapori.

STAFF [VOTO: 7]  

Le ragazze dello staff sembrano uscite dal favoloso mondo di Amélie, ma risultano comunque cortesi e premurose. Margini di miglioramento nel servizio, talvolta lento. 

PREZZI [VOTO: 7] 

Il conto è da ristorante più che da trattoria, ma proporzionato alla qualità. Antipasti 10-14, primi 10-12, secondi 16-20. Dolci decisamente “salati” (anche 7-8 euro).

PIATTO FORTE

Gli amanti delle frattaglie impazziranno per gli agnolotti di zucca e amaretti con ragù di fegatini. 

PIATTO DEBOLE 

L’agnello al forno è molto tenero, ma risulta insipido. 

TOILETTE [VOTO: 8] 

Pulita, profumata, in ordine.

CONSIGLIO NON RICHIESTO 

Sostituire i tovaglioli scegliendo tessuti meno scivolosi per evitare che i clienti passino la serata a raccoglierli da terra.

Ristorante Al Campidoglio

campidoglioRistorante Al Campidoglio
Via Rocciamelone, 17 – Torino
Tel. 011.69.81.973
Chiuso sabato a pranzo e lunedì sera

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]
Nel delizioso e pacifico Borgo Campidoglio, il ristorante omonimo passa quasi inosservato, tanto è discreto nel proporsi. Anche all’interno l’atmosfera è piuttosto anonima: arredi essenziali e datati (a parte qualche bella immagine di Torino), pareti giallognole, pavimento in cotto. L’assenza di personalità lo rende simile a tanti altri, e quindi facilmente dimenticabile. Si consiglia passeggiata post-prandiale per i viottoli del quartiere per godere del Museo d’Arte Urbana, insediamento artistico permanente all’aperto.

CUCINA [VOTO: 7]
La cucina è di quelle che, se affinate, possono dare belle soddisfazioni. Pochi fronzoli, sapori schietti, porzioni giuste. Il menu passa con disinvoltura dalla terra al mare: tagliata di fassone e spiedino di gamberi, scottadito d’agnello e merluzzo al pistacchio, cavatelli con verdure e orecchiette con le vongole. Alcuni piatti passano felicemente l’esame (le penne al salmone, l’insalata tiepida di polipo, i cestinetti di parmigiano con carciofi e pistacchi, i ravioli di baccalà con vellutata di zucchine e broccoli), altri richiedono un ripasso (le penne con peperoni e pancetta sono ben emulsionate ma non lasciano il segno; la scottata di tonno andrebbe tolta dalla piastra molto prima, la sovracoscia di pollo al forno è troppo asciutta). I dolci sono tutti promossi al primo scrutinio: a primeggiare, il tiramisù con amaretti di Mombaruzzo e la delicata sfoglia con chantilly e crema di marroni.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]
Lo staff è molto cortese e, soprattutto a pranzo, corre tanto (forse troppo), cadendo vittima di distrazioni che si potrebbero facilmente evitare. Un esempio? Esaurite le patate, in cucina decidono di cambiarci il contorno senza avvisarci e ci rifilano i fagiolini. E se non ci piacessero?

PREZZI [VOTO: 7]
La formula del pranzo a 7 euro con primo, secondo e contorno è quasi imbattibile. La sera, menu degustazione terra a 22 euro, mare a 25. Alla carta, antipasti 8/11 euro, primi 7/10, secondi 9/13, dolci 4/5.

PIATTO FORTE

La rilettura del tiramisù in versione amaretti strappa la lode.

PIATTO DEBOLE

Se il pangasio in Italia non gode di buona fama, ci sarà un motivo. Perché proporlo?

TOILETTE [VOTO: 6]

Anonima ma pulita e in ordine, come il resto del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Le cene con coupon (Glamoo ecc) fanno subito “cheap”. Evitare.