Consulenza familiare dell’Assistente sociale e Mediazione familiare

La figura professionale dell’Assistente sociale, tutelata dall’Albo di appartenenza, e la figura del Mediatore Familiare rivestono due ruoli con modalità operative, formazione, strumenti tecnici spesso diversi. Tuttavia si pongono obiettivi comuni come: l’accompagnamento delle famiglie nelle controversie verso un percorso durante il quale ognuno potrà sentirsi riconosciuto dall’altro, nei propri bisogni, paure, ansie ed aspettative.
La consulenza familiare condotta dall’Assistente sociale ha come obiettivo principale quello di fronteggiare al meglio problematiche socio-familiari, mediante:
– strategie socio legali con l’avvocato che ha in carico i soggetti-attori (coppie/famiglie);
– rapporto con eventuali servizi sociali coinvolti;
– orientamento sociale in caso di separazione conflittuale, demandando ad altri servizi (quali il mediatore familiare stesso o lo psicologo, ad esempio) ove si ravvede la necessità.

Il ruolo dell’Assistente Sociale è quindi più complesso e ha confini meno limitati. Sovente l’incarico parte su segnalazione del giudice, dell’avvocato o di altri organi quali la scuola o altri componenti della famiglia. L’attività svolta è principalmente di tipo valutativo in quanto vi è la necessità di relazionare alla Procura o al Tribunale per i Minorenni e per questo sono indispensabili strumenti di cui dispone questo professionista quali il colloquio e la visita domiciliare.
L’Assistente Sociale ha una duplice funzione: d’aiuto e di controllo. Sebbene i due interventi non sempre coesistono, è opportuno immaginarle come due azioni che a volte viaggiano parallele, che di tanto in tanto si intersecano e a tratti si sovrappongono per poi distanziarsi nuovamente, mai dimenticando la centralità della persona, unica ed irripetibile oltre che titolare di diritti e di infinite risorse.
Concludendo, appare necessario evidenziare l’importanza di entrambi i ruoli come strumenti di promozione di una cultura in cui il conflitto, familiare e non, non viene ignorato, ma affrontato e trasformato in un’occasione di riflessione, crescita e conoscenza reciproca.

Dott.ssa Chiara Moliterni

Studio Legale Franzetta Dassano

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SEPARIAMOCI…… MA FUFY E FIDO CON CHI STANNO?

Oramai è diventato normale, per una famiglia, detenere uno o più animali domestici che, notoriamente, contribuiscono al benessere psichico dell’animale Uomo e sono amici, fratelli e psicologi dei nostri figli. Sui libretti sanitari dei nostri cani e gatti viene inserito il nominativo della persona del nucleo familiare che ne è responsabile per cui il Fido della famiglia Rossi è indicato come Fido di Mario Rossi. Notiamo, quindi, che non vi sono differenze tra gli animali da affezione e le persone legate da vincoli affettivi e familiari.

Come le sorti della famiglia si ripercuotono sui membri umani della stessa così si ripercuotono sui nostri amici a quattro zampe (a volte anche a due) per cui viene da chiedersi cosa capita quando il nucleo familiare si scioglie a causa di una separazione. Come sappiamo i figli sono assoggettati al regime di affidamento condiviso con prescritte modalità di visita e di contribuzione a carico dei genitori separati, ma quale è la sorte riservata al cane o al gatto di famiglia?

Ricordo che diversi anni or sono una famiglia che abitava nel mio quartiere ed era proprietaria di un magnifico gattone nero ebbe la necessità di addivenire alla separazione dei coniugi che provvidero su tutto tranne che sulla sorte del micione nero che, da quell’infausto giorno, fu costretto a vagabondare per le strade del quartiere dipendendo, per il suo sostentamento, dagli uccellini che, imprudentemente, gli capitavano a tiro e sui bocconcini che la “gattara” del quartiere gli lasciava vicino al portone di quella che fu la sua casa.

Storie come quella del micione nero ce ne sono state tante perché la legge non prevede nulla in ordine agli animali da affezione in caso di separazione dei coniugi loro proprietari, i nostri piccoli amici vengono trattati alla stregua delle cose e solo l’accordo delle parti può decidere della loro sorte mentre il Giudice si occupa unicamente della prole tanto in punto affidamento quanto in punto contributo al suo mantenimento.

Contro corrente il Tribunale di Sciacca che con sua decisione del 19 febbraio 2019 ha assegnato il gatto al Marito in via esclusiva a causa di un’allergia della moglie mentre il cane è stato affidato ad entrambi i coniugi che lo potranno tenere presso ciascuno di loro a settimane alterne provvedendo al suo mantenimento. Decisione che ci auguriamo venga seguita da altre Corti di Merito in attesa che venga discusso in Parlamento un progetto di modifica del Codice Civile in tema di separazioni che regolamenta anche l’affidamento degli animali da affezione prevedendo che il Tribunale, dopo una breve istruttoria, debba decidere anche sull’affidamento esclusivo o condiviso degli animali domestici tenendo conto del benessere degli stessi.

Avv. Maria Franzetta

Studio Legale Franzetta Dassano

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La Professione Forense

La professione forense si trova da tempo in una situazione di difficoltà.

E’ un periodo in cui viene messa a dura prova la carriera forense.

Le aspettative iniziali dopo il conseguimento della laurea in giurisprudenza e la realtà successiva dell’esercizio della professione sono diverse.

L’avvocato dovrebbe essere una persona disponibile con la quale si può parlare, della quale ci si può fidare, prima di essere soltanto un tecnico del diritto.

La tutela del cliente è il traguardo di ogni incarico legale.

L’abilità in questo lavoro consiste nell’ascoltare, nel suggerire, nel consigliare, nel preparare la difesa.

L’avvocato deve amare il diritto, la propria professione, essere appassionato delle problematiche umane. Essere avvocati significa credere che la professione richiede sacrifici di ogni genere.

Il punto dolente è che la professione forense si è preoccupata di adeguarsi ai mutamenti sociali, culturali, e soprattutto economici che hanno influenzato la necessità di esistere nel tempo.

La professione si sta adeguando alle richieste del mercato legale oggi, poiché siamo in un mercato, anche se di servizi legali, siamo pur sempre dentro il circolo della domanda e dell’offerta. Pertanto chi ha successo oggi è chi meglio degli altri e prima degli altri riesce a proporre un’offerta anche in sproporzione con le modalità, i tempi e i costi.

Per la professione legale si suggerisce sempre un lavoro di team dove il singolo individuo venga valorizzato, una sorta di modello di studio legale in collaborazione. E’ necessario uno specialista che sappia gestire una specifica questione piuttosto che un avvocato generalista come un tempo.

Tutto ciò porta gli studi legali ad organizzarsi in una forma di associazione. L’avvocato, inoltre, oggi deve avere una mentalità manageriale, diventare manager di se stesso, della propria organizzazione e delle relazioni con i clienti. Alla fine uno studio legale è una azienda composta di varie figure, avvocati, manager per gestire i collaboratori, una figura che si occupa di gestire le riunioni, una figura responsabile delle Risorse Umane.

L’avvocato dovrà sviluppare doti imprenditoriali per sapere gestire le relazioni con i clienti, mantenere un network di contatti. La logica aziendale deve guidare uno studio legale per potere essere parte di un mercato e competere con le regole dettate dallo stesso. Inoltre deve essere mantenuta una qualità di servizi, la preparazione dei professionisti, la conservazione delle relazioni umane con il cliente.

I liberi professionisti in generale, e specialmente gli avvocati devono sapere gestire la professione con la diligenza richiesta, secondo le regole del codice deontologico e le norme di etica. L’etica professionale richiede un comportamento adeguato alle circostanze.

Gli avvocati che si comportano da piccoli commercianti, che vendono servizi online e offline a basso costo influenzano in modo negativo la professione forense. Se stiamo a vedere la fatica e gli anni di studio che impiega questa professione si capisce che non può essere trattata con modalità cosi “cheap”.

Inoltre non si deve dimenticare la passione che ognuno di noi mette nel suo lavoro non sempre retribuito come si deve. Tuttavia, come in ogni altra professione, le cose veramente importanti sono l’ integrità, la dignità, la lealtà e la correttezza, sapere fare il proprio dovere, sapere la valenza pubblica di quello che realmente si fa per aiutare le persone che si trovano nella necessità di richiedere un aiuto per ottenere quello che gli spetta di diritto.

Deve essere cambiata, modificata, mutata l’idea che la figura dell’avvocato non ha mai riscosso grande simpatia tra le persone, come diceva Marziale in uno dei suoi epigrami ammonia “petit patronus, saluas, censeo sexte creditori” meglio pagare il creditore che  dare il proprio denaro all’avvocato. Per questa professione serve una lunga esperienza, una conoscienza da professionista e una riflessione prima di dare un parere, serve assumere una grande responsibilità nei confronti del cliente. La collaborazione efficace tra gli attori legali è molto importante .

Avete presente i chicchi della melagrana, rossi e perfetti, coperti dalla buccia forte e resistente, cosi deve essere intesa una associazione di professionisti. Tutti siamo parte di uno team, siamo artisti di questa antica professione, artisti per risolvere le problematiche, per trovare una soluzione, per soddisfare ogni richiesta , per essere sempre laddove c’è necessità, sempre in prima linea, sempre in dibattimento, in rispetto della magia del contraddittorio, come avversari e nello stesso tempo colleghi che difendono il diritto.

La professione forense significa serietà, dedizione, passione, giustizia, rispetto dei diritti altrui, protezione dei diritti, umanità , tutti valori che non possano mai essere equiparati alla verità materiale che viviamo . La materia prima di questa professione è l’aiuto che diamo ai meno fortunati di noi, una missione piuttosto che una professione.

Dott.ssa Elena Hoxha

Studio Legale Franzetta Dassano

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