Meraviglia delle sensazioni, quelle che non scivolano sulla pelle, ci restano sopra come un tatuaggio. E si rinnovano in pensieri, magari in qualche fantasia per tutto quello che lì dentro assomiglia a una poesia o ti bussa alle orecchie come un allegro gruppetto di note.
La cittadella di Alessandria è uno di questi. E non dovete chiedermi perché, appunto. Questo già la rende straordinaria. Che i motivi sono miei o vostri o di quelli che ci hanno respirato. In un tessuto di ieri e oggi che domani ancora sveglierà passioni e malinconie. Nell’atmosfera che non sta nelle parole e che quindi puoi salvare dalle celebrazioni che poi la farebbero monumento e non vita.
La via del recupero è tutta nell’amore, quello autentico. Che sicuramente ha la forza della libertà, quella che sa interpretare nuovamente
“Salvare” la cittadella di Alessandria, l’ho letto e mi ha messo addosso un’indescrivibile tristezza. Siamo nel Paese dell’emergenza, quello in cui si corre ai ripari in ritardo, quello dove devi sempre aver paura delle soluzioni perché è troppo alto il rischio che non risolvano. E ancora, ancora. Che siamo pieni di luoghi del cuore ma abbiamo perso, chissà dove, il cuore.