Cara E.,
la scuola sta finendo e mentre l’universo mondo adulto trema al pensiero di avere la prole che scorrazza per la casa e la città bollente, o fradicia, nell’arco dei prossimi tre mesi, quella stessa prole ricomincia a respirare e balla.
Ma diciamocelo, respira solo perché, a differenza dei tempi nostri, i proff di italiano non si presentano l’ultimo giorno con l’elenco dei classici (alias, i mattoni) da leggere durante l’estate: Madame Bovary, Il rosso e il nero, L’Ulisse, La coscienza di Zeno, I Buddenbroock, Dei delitti e delle pene, solo per citarne un paio. (Che poi, molti li ho amati tra questi, ma ognuno ha le sue perversioni dichiarate o no).
A parte le battute facili, le polemiche sui compiti sì, compiti no con annesse petizioni nazionali (E., tu come la vedi tra l’altro?), il tema è complesso e andrebbe articolato in pagine e sedi molto più serie e accademiche del nostro piccolo, scanzonato e un po’ naif diario settimanale. Ma tanto i temi non si fanno più, quindi dove sta il problema?
Quindi mi limito a questa breve che introduca il pezzo forte di questo venerdì: la nostra intervista a Erika Anna Savio, docente, scrittrice, ormai “amica di classici”, ospite nel nostro ultimo appuntamento dal vivo.
Vale la pena condividere i pensieri che ci ha regalato sulla lettura, la letteratura, sui classici del cuore e di sempre che hanno accompagnato la sua vita, in quel di Mirafiori e in giro per la nostra città, nel tempo che fu, dagli anni ’80 ad oggi.
Sentiamola.
Erica Anna Savio scrittrice giornalista insegnante
Da dove parte la tua storia che ti porta ad essere scrittrice giornalista ed insegnante?
E’ una storia che parte tutta da Mirafiori, dove ho vissuto sin dall’infanzia con la mia famiglia di origine, luogo di libertà della mia adolescenza.
Nel mio immaginario ricordo quegli anni come “una lunghissima estate”, scandita dagli ultimi rigurgiti del punk al Mexico Club, e dove ho scoperto un mondo divenuto la Periferia dei miei racconti.
Da dove nasce l’amore per la letteratura e per i libri?
Dalla famiglia e dalla scuola dove ho incontrato i primi classici della letteratura.
E’ importante dire che mio nonno mi fece conoscere Pirandello e le storie di Cosetta di Victor Hugo.
Cosa sono i classici per te? E cosa ci hai portato con te da mostrarci?
I classici sono le bussole che per tutta la vita mi orientano.
Con me ho portato pezzi della letteratura italiana del dopoguerra “La bella Estate” di Cesare Pavese e “La malora” di Beppe Fenoglio che hanno guidato la mia visione storica della contemporaneità partendo dal passato.
Per capire il presente dobbiamo partire dal passato ed avere una visione storica.
Poi ho portato con me due autori che mi hanno influenzato la mia scrittura per il linguaggio: Carver ed Hemingway. Con Carver arrivano le note di Tom Waits.
La mia adolescenza si gioca sulla scoperta con le visioni della letteratura americana di Kerouak e con la passione per la vita di Miller.
L’America è un mito letterario e cinematografico.
Qual è il libro, se c’è, che ti ha insegnato a scrivere?
Natalie Goldberg “Scrivere Zen”, perché mi ha aiutata a tramutare gli attimi.
Un classico del cuore che se lo apri a caso ti risponde sempre?
Terra desolata di Eliot, se lo apri c’è sempre qualcosa di meraviglioso.
Grazie Erika per la preziosa piccola biografia intellettuale che ci hai regalato.