L’avventura iniziò con una “neonata gigante”

Come ho spiegato, questo blog ha lo stesso titolo del libro che ho pubblicato tempo fa per la Golem edizioni di Torino, Avventure semiserie delle mie gambe.  Oggi ho deciso di donarvi un brano molto particolare del mio scritto, quello in cui parlo della mia vita quasi nella culla. Nel libro sottolineo spesso che, le mie gambe sono la parte del mio corpo più colpita dalla sclerosi multipla, ma paradossalmente, anche l’aspetto di me, che da sempre amo di meno, fin dai tempi in cui ero piccolissima, nei mesi in cui sembravo una neonata gigante “Dolce e tenera, ma di dimensioni che mi sembrano spropositate. Quando guardo le mie fotografie da neonata, rimango sempre colpita dalla grandezza del mio corpo di bimba. Molte immagini mi ritraggono nel lettino vicino a mia sorella, di tre anni più grande. Sembro la sua bambola gigante, non uno scricciolo di soli sei mesi, anzi spesso ho pensato di avere nelle mie vene sangue di una stirpe di giganti, come il famoso Hagrid, l’amico di Harry Potter.

Immaginando il periodo in cui aspettavo le mie bimbe e mi deliziavano dei loro calci, tremo al pensiero a cosa possa essere stato un calcione dei miei per la mia povera mamma.

“Accidenti è più forte di me! Care gambe non riesco proprio ad essere dolce con voi, e vi descrivo in maniera poco lusinghiera già immaginandovi non ancora nate. Perdonatemi, l’ironia fa parte del mio carattere, non ve la prendete, anche questo è un modo di dimostrare affetto!”. Sono nata il 9 ottobre del 1965 a Montagnana, una cittadina antica e fortificata con delle bellissime mura medievali. Molto presto, quando avevo solo tre mesi, ci siamo trasferiti a Torino. Mia madre racconta che avevo un carattere gioioso, ma deciso, come una piccola dittatrice. Amavo giocare ed esplorare come tutti i neonati e, con le mie gambotte ben tornite, feci i primi passi a circa dieci mesi. Ero una camminatrice esperta nell’apertura di mobili e credenze alla ricerca di biscotti. Spesso facevo delle spedizioni anche a casa della vicina. Amavo mangiare, ma le gambe erano per me un importante mezzo di locomozione e scoperta del mondo. Il mio istinto era birichino, a volte un po’ timido, ma la maledetta vergogna per le mie gambe arrivò anni dopo. La pigrizia si manifestò prima. O meglio io la definisco così per semplificare, in realtà muovermi mi piaceva, ma il mio fisico non era molto agile quindi io provavo a fare le acrobazie, che molti altri bimbi trovavano naturali, ma non mi riuscivano e rinunciavo, anche perché capitava che mi prendessero in giro. Giocavo moltissimo con le bambole e con le costruzioni e piano piano cominciai ad essere riflessiva ad amare i libri illustrati e i passatempi più calmi. Care gambe avete visto che finalmente, ho usato per voi delle frasi più gentili e carine?”

Il racconto finisce qui e spero di avervi incuriosito e fatto nascere il desiderio di leggere tutto il libro. Se apprezzate avere un adeguato commento musicale alla mia storia di neonata, cliccate qui.   ascolto, adoro Loretta Go

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