Il Piemonte è la terza regione d’Italia nel comparto delle pesche, dopo Campania ed Emilia Romagna, ma dal 2000 a oggi ha perso il 40% della superficie coltivata a nettarine.
La causa sono prezzi sempre più bassi, fino a solo 20-30 centesimi al chilo che spingono le aziende a diversificare verso altre colture.
Confagricoltura Piemonte ritiene che i prezzi delle pesche nettarine e della frutta estiva abbiano raggiunto livelli inaccettabili. Secondo Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte: “Le superfici dedicate si stanno estinguendo le imprese agricole stanno lavorando in perdita e, se la situazione non migliorerà, non raccoglieranno più la frutta, poiché il costo di produzione è più alto di quello di mercato. Sta andando a gambe all’aria l’intera filiera.
Le nettarine vengono pagate al produttore meno di 30 centesimi al chilogrammo, in certi casi anche 20 – 25 centesimi: un prezzo inadeguato, soprattutto a fronte di quello proposto al consumatore nella distribuzione organizzata. Le conseguenze sono evidenti: la GDO tiene per sé tutto il margine della vendita di un ottimo prodotto a prezzi bassi per il pubblico, e i produttori, a fronte dell’attività in perdita, sono costretti a estirpare i pescheti e riconvertire le coltivazioni. La crisi si acuisce con la permanenza dell’embargo russo, che stoppa l’export tricolore e blocca un importante mercato per la nostra produzione.
Confagricoltura rivolge un invito ai consumatori a prestare attenzione e seguire le fasi di mercato, mentre alla grande distribuzione l’appello è di una maggiore responsabilità per la salvaguardia della filiera. Alle istituzioni chiediamo di farsi carico del problema, al nostro fianco, poiché per continuare a promuovere il Made in Italy è necessario innanzitutto che ci sia la produzione”.