Mercoledì 16 gennaio 2019 alle ore 20.30 presso il Cinema Massimo in Via Verdi 18 a Torino ci sarà la prima presentazione di Rice To Love il documentario realizzato dal giornalista e regista Stefano
Rogliatti , da un’idea e con il contributo di Coldiretti Piemonte con lo scopo di raccontare, attraverso le testimonianze dei protagonisti, il mondo della risicoltura in Birmania dove il riso è il comune denominatore che gioca un ruolo fondamentale sia come risorsa alimentare sia come merce di scambio. L’ingresso in sala è libero fino ad esaurimento dei posti.
Il documentario racconta attraverso le testimonianze dei protagonisti le sofferenze e le violenze subite negli anni dal potente esercito birmano. L’identità nazionale e religiosa è alla base dei conflitti più o meno lontani nel tempo, ma ora il conflitto e la guerra viaggiano sul filo sottile del potere economico e politico. Gli interessi nazionali e stranieri in questo sistema si intrecciano pericolosamente creando diseguaglianze e soprusi.
Il documentario, grazie alla onlus italiana Moses Onlus ci porta a est della Birmania nel villaggio profughi del popolo Karen, che da anni sta combattendo la sua guerra per l’indipendenza.
Si entra nella scuola, nelle case fatte con il bamboo e nei piccoli appezzamenti coltivati a riso sottratti alle mine antiuomo.
Si passa da Yangon, ex capitale, per arrivare poi nello stato del Rakhine a Sittwe nell’estremo ovest al confine con il Bangladesh, zona di grande coltivazioni di riso. In questi villaggi a maggioranza birmana si respira la paura e l’immobilità dei suoi leader per il genocidio in atto contro il popolo Rohingya.
Il governo birmano ricava dalla coltivazione del riso milioni di dollari che non vengono reinvestiti sui proprio territori ma usati per foraggiare le casse dell’esercito.
In Italia, nell’ultimo anno, da Birmania a Cambogia sono arrivati 22.5 milioni di chili di riso nonostante l’Italia sia, in Europa, il primo produttore con 1,50 milioni di tonnellate pari a circa il 50% dell’intera produzione continentale,. Si tratta, però, di un riso che proviene da soprusi, violenze e sofferenze generate da interessi politici ed economici delle multinazionali; da qui il desiderio di indagare e scoprire cosa stia avvenendo veramente in Birmania.
“Ho sposato l’idea di Coldiretti Piemonte ed il mio viaggio, nello scorso mese di luglio, è partito, grazie al supporto della Moses Onlus di Bologna, dall’est della Birmania – racconta Stefano Rogliatti– nel IDP camp (internally Displaced People Camp) dove trovano rifugio i profughi del popolo Karen che da anni sta combattendo la propria guerra per l’indipendenza. Nella ex capitale Yangoon ho incontrato Matt Walton direttore del programma in Modern Burmese Studies al St Antony’s College dell’università di Oxford che mi ha parlato della situazione politica in Myanmar. Ultima tappa la città di Sittwe, nello stato del Rakhine: qui sono arrivato al confine con il Bangladesh, zona di estese coltivazioni di riso. Purtroppo in Birmania non esiste nessuna democrazia e l’esercito birmano ha distrutto interi villaggi appropriandosi dei terreni e lasciando la popolazione in estrema povertà e difficoltà poiché la loro unica fonte di sostentamento è proprio il riso”.